“Ben presto le loro linee e le loro superfici soleggiate si ruppero ,
come se fossero state una scorza, e un po’ di quel che si celava in esse mi
apparve.”
E quella visione, quell’epifania della memoria involontaria, si traduce in ‘Un pensiero su di essi che prima non esisteva .’ (Contini, p.71).
La realtà ci pone una domanda di conoscenza alla quale rispondiamo
superficialmente, non superando mai la barriera della ‘scorza’ .
Anche nella scrittura della nostra storia di vita dobbiamo andare oltre
quella barriera costruita negli anni dalla memoria volontaria che registra le
esperienze vissute. Ma, ci dice Proust, succede che le abitudini, la routine, le ‘finalità
pratiche che chiamiamo erroneamente la vita’ conservano ‘la catena di tutte queste impressioni inesatte, dove non resta niente
di quello che abbiamo veramente provato (che) viene a costituire per noi il
nostro pensiero, il nostro passato.” (op.cit. p. 78)
Scrivere la nostra vita ci aiuta a conoscere quella realtà da cui ci
siamo poco a poco allontanate. Una realtà nascosta da una conoscenza
convenzionale. L’emozione della scrittura ci offre la possibilità di ricreare
le visioni della memoria involontaria portando alla luce quello che era
rimasto nascosto. Perché dice Proust , un’ora non è soltanto un’ora ma ‘un vaso ricolmo di suoni, progetti e di
climi.’ (op. cit. p. 78)
La verità comincia dove la scrittura, muovendosi fra passato e
presente, ‘saprà avvicinare due sensazioni, due emozioni apparentemente lontane,
magari contrapposte e legarle insieme in una metafora.’ (Contini p. 78).
Bibliografia
Mariagrazia Contini, Scrivere
emozioni/emozioni dello scrivere, in “Scrivere altrimenti” ( a cura di
Elisabetta Biffi), Stripes edizione, Rho, Milano, 2010
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