Storia di Sisina
Non posso
raccontarvi di una nonna che mi ha accudito, o che mi ha preparato una torta
speciale, o che mi ha dato
i soldi per il cinema, ma vi posso raccontare la storia di una nonna che ha
avuto molto coraggio.
Alcuni anni fa
mia madre ha chiesto a noi figlie di accompagnarla in un viaggio, ci ha chiesto
di tornare nel suo paese nativo, voleva rivedere i suoi luoghi, la sua terra e
magari qualche amica rimasta e ritrovare i suoi fratelli che ormai non vedeva
da diverso tempo. Anche noi, partite da piccole, non c'eravamo mai più tornate.
Così, divertite dall'idea di un viaggio di sole donne abbiamo preparato i
bagagli e siamo partite.
Che
sensazioni...le persone, l'accento, le abitudini, gli odori...tutto ci era estraneo,
eppure tutti ci salutavano, ci abbracciavano, ci baciavano come fossimo stati
amici da sempre. Non capivamo niente di quello che ci dicevano eppure ci
parlavano come se fosse scontato dovessimo comprendere ogni parola. Abbiamo
girato, visitato e ritrovato persone che ormai si erano perse nel tempo.
Eravamo perennemente invitate ad un pranzo o ad una cena (la gente del Sud, si
sa, è ospitale e cordiale) e guai a rifiutare. Non facevamo in tempo a finire
un pranzo che già dovevamo correre ad una cena...un incubo. Eravamo
frastornate, troppa gente, troppi complimenti e soprattutto baci e abbracci da
persone che ci guardavano con curiosità (ci avevano lasciate bambine e ci
ritrovavano donne adulte).
La cosa che mi
sorprese di più in questo viaggio fu che ovunque andassimo si parlasse del
fatto che eravamo le nipoti di Sisina (Teresa), la nonna. Tutti conoscevano la
storia di Teresa tranne noi che eravamo a conoscenza solamente di qualche
dettaglio.
Sapevamo che era
una donna impegnata politicamente e che a quei tempi – considerando il fatto di
essere nel Sud Italia, negli anni 30, peraltro donna, sposata con figli –
doveva certamente essere considerata un'eccezione in quel paese.
Una sera eravamo
a cena da mio zio e mentre si raccontava della loro infanzia e della loro vita
cominciò a parlarci di Teresa. Era la disperazione di mio nonno che forse
avrebbe voluto una donna un po' più casalinga e meno battagliera. Lei invece
era sempre in prima linea; in paese tutti la conoscevano per le sue battaglie e
la sua testardaggine. La politica era il suo pane.
Poi è scoppiata
la guerra e lei si schierò con i partigiani, naturalmente in prima fila.
Il nonno più
volte l'aveva messa in guardia circa il pericolo che correva e che faceva
correre alla sua famiglia, ma inutilmente perchè quando era ora di andare non
c'era argomentazione che riuscisse a
trattenerla.
Era la referente
di un gruppo di partigiani dispersi nella zona. Essendo così conosciuta in
paese era entrata nel mirino dei tedeschi e dei fascisti. Così ogni volta che
volevano informazioni lei veniva presa e portata in caserma e lì botte,
percosse fino a ridurla quasi in fin di vita. Ma lei da questi pestaggi usciva
sempre più agguerrita e determinata.
Finchè un giorno
ci fu un grosso attentato in paese ai danni di due tedeschi che purtroppo
morirono. Convinti che fossero stati i partigiani e convinti anche del
coinvolgimento di Teresa la presero e questa volta non le risparmiarono nulla:
fu picchiata, torturata e Dio solo sa cos'altro.
Quando il nonno
riuscì a riportarla a casa era in uno stato pietoso, irriconoscibile, piena di
bruciature ovunque e perdeva sangue dalla bocca. Non riprese mai conoscenza e
morì per emorragia cerebrale (questa fu la diognasi del medico).
Tutto il paese
aveva lottato con coraggio per difendere la propria terra, erano amici, si
volevano bene, erano tutti come una famiglia e quell'atto di coraggio da parte
di Teresa per non tradirli li aveva uniti ancora di più in quella terribile
battaglia contro i tedeschi.
A noi questi
dettagli così crudi erano stati risparmiati e vedere mia madre piangere durante
il racconto mi ha fatto male al cuore, ho immaginato la sua grande sofferenza
nel vedere Teresa, sua madre, così martoriata morire in quel modo.
Credo che abbia
chiesto a noi di accompagnarla in questo viaggio semplicemente perchè il ritorno a casa per lei sarebbe
stato troppo doloroso e credo anche che questo sia stato il motivo che l'ha
spinta a non tornare per oltre 40 anni.
Mia madre è una
persona molto riservata e chiusa e fa molta fatica ad esternare le sue
emozioni; questo viaggio ci ha aiutate a capirla un po' meglio.
Tutto sommato è
stata una bella esperienza, siamo tornate alle nostre origini, abbiamo scoperto
che il paese ricordava ancora Sisina e questo ci ha fatto estremamente piacere,
ci ha fatto sentire parte di quella terra.
La storia di
Teresa in fondo è una storia come tante, è la storia di tutte quelle persone
che con il loro coraggio hanno salvato vite umane senza per questo ricevere nè
gloria nè onori.
Avrei potuto non
raccontarvi questa storia e prlarvi solo del nostro viaggio, sarebbero state
tante le cose da raccontare, ma questo è un omaggio a tutti coloro che meritano
almeno di essere ricordati nei nostri racconti.
A.A.
Nessun commento:
Posta un commento