lunedì 28 maggio 2012

Le vostre storie


Storia di Sisina


Non posso raccontarvi di una nonna che mi ha accudito, o che mi ha preparato una torta speciale, o che mi ha dato i soldi per il cinema, ma vi posso raccontare la storia di una nonna che ha avuto molto coraggio.

Alcuni anni fa mia madre ha chiesto a noi figlie di accompagnarla in un viaggio, ci ha chiesto di tornare nel suo paese nativo, voleva rivedere i suoi luoghi, la sua terra e magari qualche amica rimasta e ritrovare i suoi fratelli che ormai non vedeva da diverso tempo. Anche noi, partite da piccole, non c'eravamo mai più tornate. Così, divertite dall'idea di un viaggio di sole donne abbiamo preparato i bagagli e siamo partite.

Che sensazioni...le persone, l'accento, le abitudini, gli odori...tutto ci era estraneo, eppure tutti ci salutavano, ci abbracciavano, ci baciavano come fossimo stati amici da sempre. Non capivamo niente di quello che ci dicevano eppure ci parlavano come se fosse scontato dovessimo comprendere ogni parola. Abbiamo girato, visitato e ritrovato persone che ormai si erano perse nel tempo. Eravamo perennemente invitate ad un pranzo o ad una cena (la gente del Sud, si sa, è ospitale e cordiale) e guai a rifiutare. Non facevamo in tempo a finire un pranzo che già dovevamo correre ad una cena...un incubo. Eravamo frastornate, troppa gente, troppi complimenti e soprattutto baci e abbracci da persone che ci guardavano con curiosità (ci avevano lasciate bambine e ci ritrovavano donne adulte).

La cosa che mi sorprese di più in questo viaggio fu che ovunque andassimo si parlasse del fatto che eravamo le nipoti di Sisina (Teresa), la nonna. Tutti conoscevano la storia di Teresa tranne noi che eravamo a conoscenza solamente di qualche dettaglio.

Sapevamo che era una donna impegnata politicamente e che a quei tempi – considerando il fatto di essere nel Sud Italia, negli anni 30, peraltro donna, sposata con figli – doveva certamente essere considerata un'eccezione in quel paese.

Una sera eravamo a cena da mio zio e mentre si raccontava della loro infanzia e della loro vita cominciò a parlarci di Teresa. Era la disperazione di mio nonno che forse avrebbe voluto una donna un po' più casalinga e meno battagliera. Lei invece era sempre in prima linea; in paese tutti la conoscevano per le sue battaglie e la sua testardaggine. La politica era il suo pane.

Poi è scoppiata la guerra e lei si schierò con i partigiani, naturalmente in prima fila.

Il nonno più volte l'aveva messa in guardia circa il pericolo che correva e che faceva correre alla sua famiglia, ma inutilmente perchè quando era ora di andare non c'era argomentazione che riuscisse a    trattenerla.

Era la referente di un gruppo di partigiani dispersi nella zona. Essendo così conosciuta in paese era entrata nel mirino dei tedeschi e dei fascisti. Così ogni volta che volevano informazioni lei veniva presa e portata in caserma e lì botte, percosse fino a ridurla quasi in fin di vita. Ma lei da questi pestaggi usciva sempre più agguerrita e determinata.

Finchè un giorno ci fu un grosso attentato in paese ai danni di due tedeschi che purtroppo morirono. Convinti che fossero stati i partigiani e convinti anche del coinvolgimento di Teresa la presero e questa volta non le risparmiarono nulla: fu picchiata, torturata e Dio solo sa cos'altro.

Quando il nonno riuscì a riportarla a casa era in uno stato pietoso, irriconoscibile, piena di bruciature ovunque e perdeva sangue dalla bocca. Non riprese mai conoscenza e morì per emorragia cerebrale (questa fu la diognasi del medico).

Tutto il paese aveva lottato con coraggio per difendere la propria terra, erano amici, si volevano bene, erano tutti come una famiglia e quell'atto di coraggio da parte di Teresa per non tradirli li aveva uniti ancora di più in quella terribile battaglia contro i tedeschi.

A noi questi dettagli così crudi erano stati risparmiati e vedere mia madre piangere durante il racconto mi ha fatto male al cuore, ho immaginato la sua grande sofferenza nel vedere Teresa, sua madre, così martoriata morire in quel modo.

Credo che abbia chiesto a noi di accompagnarla in questo viaggio semplicemente  perchè il ritorno a casa per lei sarebbe stato troppo doloroso e credo anche che questo sia stato il motivo che l'ha spinta a non tornare per oltre 40 anni.

Mia madre è una persona molto riservata e chiusa e fa molta fatica ad esternare le sue emozioni; questo viaggio ci ha aiutate a capirla un po' meglio.

Tutto sommato è stata una bella esperienza, siamo tornate alle nostre origini, abbiamo scoperto che il paese ricordava ancora Sisina e questo ci ha fatto estremamente piacere, ci ha fatto sentire parte di quella terra.

La storia di Teresa in fondo è una storia come tante, è la storia di tutte quelle persone che con il loro coraggio hanno salvato vite umane senza per questo ricevere nè gloria nè onori.

Avrei potuto non raccontarvi questa storia e prlarvi solo del nostro viaggio, sarebbero state tante le cose da raccontare, ma questo è un omaggio a tutti coloro che meritano almeno di essere ricordati nei nostri racconti.

A.A.

(Le foto sono di repertorio)

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