Scrivere
Ho scoperto che non vedo più dentro me stessa,
guardo, scruto, a volte scavo e trovo sensazioni,
emozioni, colori, suoni che mi riportano a tempi
passati.
Li avevo dimenticati, o forse erano tanto in fondo
che non li trovavo più, erano come ere coperte dal
tempo,
come strati della terra che non si perdono,
ma i tempi
successivi ricoprono.
Strati su strati, con diverse consistenze,
tutti egualmente importanti, ma con una incisività
diversa,
alcuni come fossili, improntati nella roccia, altri come
un vento, un soffio ma che pur sempre fa riaffiorare
quel fremito, quel brivido, quel grande calore.
Tutto si trasmette alla mano, a quella matita (o
tastiera)
e si materializza sulla carta come su un grande
schermo,
lo schermo della vita passata che riaffiora,
prima timida,
poi impetuosa.
Questo ho trovato nel corso di “Scrittura
autobiografica”,
prima timidamente provavo a far uscire quello che
c’era dentro,
poi sempre più (vogliamo dire) sicura, una parola
non molto presente
nel mio essere, spesso condito da lacrime, da nodi
alla gola,
da silenzi.
Mi sembra a volte di muovere zolle,
zolle che non
essendo compatte lasciano uscire dai loro solchi
quello
che hanno
trattenuto per tanto tempo.
Mirella
Susanna Tamaro dice che “la scrittura non serve per farsi vedere ma per vedere”, ed è verissimo, si vedono tante cose scrivendo perché si scava in sé e si vedono cose mai viste prima, emozioni e sensazioni sepolte sotto i sassi della nostra anima che vengono a galla e in questi mesi abbiamo spostato tanti sassi, vero Mirella?
RispondiEliminaUn caro saluto!
la ragazza col vestito a fiori