Il terremoto
Si diceva, “Oh! il
terremoto!”
La risposta era , “ Non
temere, in Emilia non succedono disastri”
“Ma del ’29?”
“Anche allora comignoli,
paura, ma non disastri”.
Ore 4.01 del 20 maggio
2012, un rumore ci sveglia.
Il rumore si tramuta in cigolii,
scosse, si aprono gli armadi.
“Il terremoto!!”
Io e Giampaolo ci prendiamo
per mano.
“Sta per finire.”
“Ma com’è lunga!”
Se da noi è così forte
chissà sull’epicentro che disastro.
Ci alziamo, il primo
pensiero va ai nostri ragazzi.
Partono le telefonate.
Non siamo tranquilli.
Non siamo tranquilli.
Ii vicini scendono in
strada,.
Un’altra scossa e scendiamo
anche noi.
Dopo un’ora si rientra
tutti.
Accendiamo le televisione,
Cominciano ad arrivare le
prime notizie.
L’epicentro è a 30 km circa da noi……..
Pensiamo ancora che qui in Emilia non possono succedere cose gravi, con tutti i castelli vecchi anche di 600 e più anni ancora lì.
Pensiamo ancora che qui in Emilia non possono succedere cose gravi, con tutti i castelli vecchi anche di 600 e più anni ancora lì.
No! no!
Torniamo a letto, però rimaniamo vestiti. E riusciamo
anche a dormire.
La mattina, la radio e la televisione ci fanno
vedere la distruzione nelle nostre
terre, fra la nostra gente.
Ha distrutto quelle Chiese e quei Castelli, che
pensavamo fossero la dimostrazione dell’elasticità del nostro territorio.
Ha distrutto la produttività della nostra gente.
Ha ucciso gli operai delle nostre fabbriche.
Passano i giorni e
le notizie sono martellanti.
Tante scosse di assestamento ci tengono all’erta. Ma
pensiamo ad un normale “sciame sismico”.
All’improvviso, alle 9.01 del 29 maggio una
“bomba” identica a quella del 20 ci scuote nuovamente.
Io sono in ufficio. Giampaolo a casa.
Ci cerchiamo subito e ci tranquillizziamo.
Ma i cellulari non funzionano e non trovo i ragazzi,
Poi finalmente riesco a parlare anche con loro e con Elena.
Poi finalmente riesco a parlare anche con loro e con Elena.
Questa ripetitività ci allarma.
Mi accorgo di essere sempre in un po’ allerta.
Ho attaccato un ciondolo, con un filo, al
lampadario perché penso che sia il primo ad avvertire le scosse e mi scopro a
scrutarlo spesso.
Le trasmissioni televisive sono in collegamento continuo.
Le trasmissioni televisive sono in collegamento continuo.
Non vorrei vedere ma non riesco a staccarmi da
quelle immagini: paesi, che erano delle piccole capitali, distrutti, piccoli
gioielli del medioevo che forse non rivedremo più.
E quelle vite stroncate dalla necessità e dalla
volontà di lavorare e di ricominciare a vivere nella normalità:
l’Emilia è in ginocchio. Ma quando i ginocchi toccano terra possono darti l’appoggio per rialzarti.
l’Emilia è in ginocchio. Ma quando i ginocchi toccano terra possono darti l’appoggio per rialzarti.
Mirella
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