venerdì 1 giugno 2012

Le vostre storie


In metropolitana




Erano scese lungo la scala che conduce alla metropolitana. Erano piuttosto provate per avere vagabondato per il centro di Roma. In effetti l’itinerario scelto era abbastanza cogente, ma di tanto in tanto una prospettiva di una piazzetta le portava fuori strada o una nuova chiesa le invitava a una sosta non prevista.

In breve avevano deciso, due signore piuttosto anziane, di riprendere la metro e tornare a casa dell’amica che le ospitava. Inseriti i biglietti, ecco arrivava un treno. Stavano per salire quando un bambino e un ragazzo sui quindici anni vennero spinti con violenza fuori dal treno da un uomo alto dall’aspetto medio insignificante, uno di quelli di cui appena ti accorgi quando ti guardi attorno.

Le due donne non stentarono troppo a capire. Tra le urla dell’uomo imbestialito e quelle della madre dei due, più quelle della sorella, si capiva che l’uomo sfogava su di loro una acredine immotivata per il presente ma probabilmente covata da tempo. I due ragazzini erano rom, avevano un aspetto più che decente per  lo standard così detto  normale; non sembravano avere, come spesso accade, strumentini musicali per chiedere soldi, ma erano stati ugualmente oggetto dell’attenzione irosa dell’uomo.

In realtà le due signore non videro mai la provocazione, se ci fu, che aveva scatenato la furia dell’ uomo “perbene”. Forse i ragazzini intendevano  chiedere l’elemosina?

In pochi secondi, prima che il treno ripartisse, i due ragazzini erano però di nuovo sul treno, difesi dalle proteste di un paio di persone, le due signore incluse, ma la partita non era chiusa.

L’uomo inveiva: “Dovete andarvene! Non vi vogliamo qui! Siete dei ladri! Tornate da dove venite!” eccetera. Una giovane donna, che lo accompagnava, cercò inutilmente di trattenerlo e di interrompere le sue invettive. Il ragazzo più grande intanto urlava di rimando che uscisse e gli avrebbe fatto vedere lui. La madre prese il cellulare e gridò: “Chiamo la polizia.” La risposta era scontata. “La polizia deve arrestare voi.”

Tra le urla intervenne una giovane donna che con decisione si accostò al ragazzo e gli suggerì di smettere di rispondere alle provocazioni se non voleva rischiare e rassicurò la madre e la sorella.

Il bambino si era seduto da solo e stava azzittito e sgomento,  non rispondendo neppure al sorriso che una delle due signore anziane gli rivolgeva come per rassicurarlo.

Poiché l’uomo non si calmava, la donna si alzò, appena trattenuta dalla giovanissima figlia che la accompagnava, e gli gridò il suo sdegno. Si sarebbe dovuto vergognare di trattare due ragazzini in quel modo e di sfogare la sua rabbia razzista contro chi non aveva altra colpa che di  esistere entro lo spazio  che lui riteneva appartenergli. Era una donna piacevole da vedere,i suoi abiti semplici ma eleganti corrispondevano al suo modo di muoversi e di parlare: una donna intelligente, coraggiosa ed evidentemente offesa dalla ingiustizia. E la figlia adolescente, pur leggermente timorosa, la rispettava e la confermava nel suo agire . Erano due belle persone, ammirevoli.

Quale poteva essere la reazione dell’uomo se non  “Sei una radical chic! Ma piantala, occupati degli affari tuoi!”

Le due signore erano sgomente ma partecipavano alla scena sostenendo la giovane donna con parole e con sguardi di approvazione e cercando di rabbonire e consigliare i quattro rom.

La madre era così sconvolta e preoccupata che cominciò a piangere silenziosamente.

Una delle due anziane signore, che aveva già a fatica resistito all’emozione causata dalla scena violenta, si mise a piangere, vergognandosi per non essere capace di fare nient’ altro. Capiva che sempre, quando era necessario avere lucidità di calcolo e capacità di agire con fredda determinazione, l’emozione la sopraffaceva, rendendola inutile a qualunque atto se non a quello di partecipare con solidarietà col suo stupido silenzioso pianto.

Ma la donna rom la vide e capì.

Quando il cielo volle il percorso che i quattro rom dovevano fare finì e i quattro si prepararono a scendere. Un uomo abbastanza giovane si avvicinò e con garbo disse al ragazzo più grande.”Non devi mai rispondere alle provocazioni. Non servirebbe che a portarti dei guai. Quelli così non aspettano altro. Vogliono che vi ribelliate per avere una scusa per reagire. Ricordatelo.”

Le altre non molte persone nel treno avevano cercato di tenere un atteggiamento generalmente asettico, guardando senza mostrare alcuna reazione evidente.

I rom scesero. La giovane donna scese alla fermata successiva. Le due signore la salutarono con calore. Si erano riconosciute simili.

Un anziano signore romano disse sottovoce, “Vengono dal Nord. Loro non sanno.”

Ma le signore sapevano, certo che sapevano.

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