In metropolitana
Erano
scese lungo la scala che conduce alla metropolitana. Erano piuttosto provate
per avere vagabondato per il centro di Roma. In effetti l’itinerario scelto era
abbastanza cogente, ma di tanto in tanto una prospettiva di una piazzetta le
portava fuori strada o una nuova chiesa le invitava a una sosta non prevista.
In
breve avevano deciso, due signore piuttosto anziane, di riprendere la metro e
tornare a casa dell’amica che le ospitava. Inseriti i biglietti, ecco arrivava
un treno. Stavano per salire quando un bambino e un ragazzo sui quindici anni
vennero spinti con violenza fuori dal treno da un uomo alto dall’aspetto medio
insignificante, uno di quelli di cui appena ti accorgi quando ti guardi
attorno.
Le
due donne non stentarono troppo a capire. Tra le urla dell’uomo imbestialito e
quelle della madre dei due, più quelle della sorella, si capiva che l’uomo
sfogava su di loro una acredine immotivata per il presente ma probabilmente
covata da tempo. I due ragazzini erano rom, avevano un aspetto più che decente
per lo standard così detto normale; non sembravano avere, come spesso
accade, strumentini musicali per chiedere soldi, ma erano stati ugualmente
oggetto dell’attenzione irosa dell’uomo.
In
realtà le due signore non videro mai la provocazione, se ci fu, che aveva
scatenato la furia dell’ uomo “perbene”. Forse i ragazzini intendevano chiedere l’elemosina?
In
pochi secondi, prima che il treno ripartisse, i due ragazzini erano però di
nuovo sul treno, difesi dalle proteste di un paio di persone, le due signore
incluse, ma la partita non era chiusa.
L’uomo
inveiva: “Dovete andarvene! Non vi vogliamo qui! Siete dei ladri! Tornate da
dove venite!” eccetera. Una giovane donna, che lo accompagnava, cercò
inutilmente di trattenerlo e di interrompere le sue invettive. Il ragazzo più
grande intanto urlava di rimando che uscisse e gli avrebbe fatto vedere lui. La
madre prese il cellulare e gridò: “Chiamo la polizia.” La risposta era
scontata. “La polizia deve arrestare voi.”
Tra
le urla intervenne una giovane donna che con decisione si accostò al ragazzo e
gli suggerì di smettere di rispondere alle provocazioni se non voleva rischiare
e rassicurò la madre e la sorella.
Il
bambino si era seduto da solo e stava azzittito e sgomento, non rispondendo neppure al sorriso che una
delle due signore anziane gli rivolgeva come per rassicurarlo.
Poiché l’uomo non si calmava, la donna si alzò, appena
trattenuta dalla giovanissima figlia che la accompagnava, e gli gridò il suo
sdegno. Si sarebbe dovuto vergognare di trattare due ragazzini in quel modo e
di sfogare la sua rabbia razzista contro chi non aveva altra colpa che di esistere entro lo spazio che lui riteneva appartenergli. Era una donna
piacevole da vedere,i suoi abiti semplici ma eleganti corrispondevano al suo
modo di muoversi e di parlare: una donna intelligente, coraggiosa ed
evidentemente offesa dalla ingiustizia. E la figlia adolescente, pur
leggermente timorosa, la rispettava e la confermava nel suo agire . Erano due
belle persone, ammirevoli.
Quale
poteva essere la reazione dell’uomo se non
“Sei una radical chic! Ma piantala, occupati degli affari tuoi!”
Le
due signore erano sgomente ma partecipavano alla scena sostenendo la giovane
donna con parole e con sguardi di approvazione e cercando di rabbonire e
consigliare i quattro rom.
La
madre era così sconvolta e preoccupata che cominciò a piangere silenziosamente.
Una
delle due anziane signore, che aveva già a fatica resistito all’emozione
causata dalla scena violenta, si mise a piangere, vergognandosi per non essere
capace di fare nient’ altro. Capiva che sempre, quando era necessario avere
lucidità di calcolo e capacità di agire con fredda determinazione, l’emozione
la sopraffaceva, rendendola inutile a qualunque atto se non a quello di partecipare
con solidarietà col suo stupido silenzioso pianto.
Ma
la donna rom la vide e capì.
Quando
il cielo volle il percorso che i quattro rom dovevano fare finì e i quattro si
prepararono a scendere. Un uomo abbastanza giovane si avvicinò e con garbo
disse al ragazzo più grande.”Non devi mai rispondere alle provocazioni. Non
servirebbe che a portarti dei guai. Quelli così non aspettano altro. Vogliono
che vi ribelliate per avere una scusa per reagire. Ricordatelo.”
Le
altre non molte persone nel treno avevano cercato di tenere un atteggiamento
generalmente asettico, guardando senza mostrare alcuna reazione evidente.
I
rom scesero. La giovane donna scese alla fermata successiva. Le due signore la
salutarono con calore. Si erano riconosciute simili.
Un
anziano signore romano disse sottovoce, “Vengono dal Nord. Loro non sanno.”
Ma
le signore sapevano, certo che sapevano.
Nessun commento:
Posta un commento