venerdì 28 dicembre 2012

Borges e l'amicizia

A tutte le amiche del blog e non dedico questa poesia di Borges.

Amicizia
Non posso darti soluzioni per tutti i problema della vita 
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
però posso ascoltarli e dividerli con te
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro
però quando serve starò vicino a te
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cadi
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice
Non giudico le decisioni che prendi nella vita
mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore
però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere
solamente posso volerti come sei ed essere tua amica.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico
in quel momento sei apparso tu...
Non sei né sopra né sotto né in mezzo non sei né in testa né alla fine della lista
Non sei ne il numero 1 né il numero finale e tanto meno ho la pretesa
di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista

Basta che mi vuoi come amica
NON SONO GRAN COSA,
PERO' SONO TUTTO QUELLO CHE POSSO ESSERE

Jorges Luis Borges


giovedì 27 dicembre 2012

Alda Merini: l'orrore del manicomio


Alda Merini passò dieci anni in manicomio.

Scrisse le sue memorie di quegli anni in “Diario di una diversa”.

Il brano sotto riportato si riferisce al giorno del suo ingresso nell'istituto.



Ci presero le impronte digitali accompagnando le nostre dita sopra dei fogli luridi a un tratto, tutto, intorno a me, cominciò a girare vorticosamente. Quella ribellione che avevo dentro, diventò sofferenza così acuta e insostenibile che, invece di gridare, svenni. Mentre venivo portata via ho sentito chiaro e distinto l'urlo di una degente che diceva,”No! A me non potete fare questo!”

Ma tutto ciò mi pareva scontato, come scontato poteva essere la crocefissione dell'Uomo.

Mi misero a letto ma nessuno mi carezzò la fronte. Anzi, mi legarono mani e piedi e in quel momento, in quel preciso momento, vissi la passione di Cristo.

lunedì 24 dicembre 2012

Le parole di Gandhi

Da un collega di Anghiari ricevo queste bellissime parole di Gandhi

Prendi un sorriso,

regalalo a chi non ce l'ha

Prendi una lacrima,

posala sul volto di chi

non ha mai pianto

Prendi il coraggio,

offrilo a chi non sa lottare

Scopri la vita,

raccontala a chi

non può ancora capirla.

 

 

domenica 23 dicembre 2012

Contro la crisi

Da un collaboratore scientifico di  Anghiari mi é arrivato questo testo che vorrei condividere con tutte voi.

"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.

La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'.

Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L' inconveniente delle   persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla."

 Albert Einstein  - tratto da “Il mondo come io lo vedo”1931

giovedì 20 dicembre 2012

Voci dal carcere

Qesto articolo é pubblicato sul sito di Bandiera Gialla.
Conosco l'autore che é anche un ottimo scrittore.
Questa torta l'ho mangiata in carcere preparata da Gaz per festeggiare il compleanno di un amico.
Sopra aveva appoggiato uno strato di splendida crema di cioccolato su cui aveva scritto 'Auguri' con crema gialla. Un trionfo per il palato e per la vista.

Torta di riso

torta di riso
di Kullau Gazmend

Ragazzi eccomi qua...Vi scrivo di nuovo dal carcere, oggi è domenica, un giorno come un altro per me. Per fortuna questo mese lavoro in cucina, anche se col problema del sovraffollamento lavoriamo un mese sì e uno no. Mi sento soddisfatto del lavoro che svolgo qui, purtroppo fuori non ho avuto occasione di lavorare tanto, ma con le possibilità che sto avendo qua dentro, ho capito che è una cosa importante nella vita. La cosa più bella è che faccio un lavoro che mi piace molto, la cucina mi piaceva anche fuori, ma non la vedevo come un mestiere, adesso la vedo con altri occhi. Mi piacerebbe, quando uscirò dal carcere, lavorare in cucina: vedere la gente che mangia e gusta i cibi che preparo mi dà tanta soddisfazione e sono orgoglioso di me stesso. Parlando di cucina con il mio amico Armando, che è mio compagno di cella e mio compaesano, ho deciso di preparare un dolce della nostra terra, la torta di riso.

Ingredienti

200 gr. di riso
1 litro di latte intero
300 gr. di zucchero
3 uova
100 gr. di burro
60 gr. di farina
cannella
scorza di limone
uva passa

Preparazione

Versiamo nella pentola mezzo litro di acqua a fuoco medio, quando giunge a ebollizione aggiungiamo 100 gr. di zucchero e il riso, un pizzico di cannella e abbassiamo il fuoco, lasciando bollire finché il riso ha assorbito tutta l'acqua ed è diventato morbido. Aggiungiamo il latte caldo, la scorza di limone e lasciamo bollire 10 minuti insieme con il riso. Intanto prepariamo le uova con 150 gr. di zucchero e la farina; le sbattiamo finché diventano spumose e le aggiungiamo al latte col riso. Facciamo una crema mescolando a fuoco basso finché si addensa. A questo punto facciamo il caramello con 50 gr. di zucchero, prendiamo una teglia dove versiamo il caramello e lo stendiamo su tutta la superficie della teglia, versiamo sopra anche la crema di riso, aggiungiamo il burro a pezzettini sopra e mettiamo nel forno preriscaldato 40 minuti a 170° a casa, nel forno “fai da te” per 40 minuti.
Lasciamo raffreddare e mettiamo nel frigo almeno per 2 ore, prima di servire, cospargere la torta con l'uvetta caramellata con burro e zucchero, come decorazione.

Buon appetito, approfittando dell'occasione vi mando i miei migliori saluti. Grazie.

mercoledì 19 dicembre 2012

Dio e il corpo: una poesia di Anne Sexton

Anne Sexton (1928-1974) scrittrice e poetessa americana, morta suicida.

La terra

Senza immagine Dio vaga in paradiso

ma preferirebbe fumarsi un sigaro

o mangiarsi le unghie, e così via.

Dio è il proprietario del paradiso

Ma agogna la terra, le grotticelle

Alla finestra di cucina, perfino

Gli assassini in fila come sedie scassate,

perfino gli scrittori che si scavano

l’anima col martello pneumatico,

o gli ambulanti che vendono i loro

animaletti per soldi, anche i loro

bambini che annusano la musica

e la fattoria bianca come un osso,

seduta in braccio al suo granoturco e anche

la statua che ostenta la sua vedovanza,

e perfino la scolaresca in riva all’oceano.

Ma soprattutto invidia i corpi, Lui che non l’ha.

Gli occhi apri-e-chiudi come una serratura

Che registrano migliaia di ricordi,

e il cranio che include l’anguilla cervello

- tavoletta cerata del mondo –

Le ossa e le giunture che si giungono

E si disgiungono – e c’è il trucco -, i genitali,

zavorra dell’eterno, e il cuore, certo,

che ingoia le maree rendendole limpide.

Lui non invidia più di tanto l’anima.

Lui è tutto anima, ma vorrebbe accasarla

In un corpo e scendere quaggiù per farle

Fare un bagno ogni tanto.

Anne Sexton

lunedì 17 dicembre 2012

Poesia e tranquillanti: la voce della Szymborska

Foglietto illustrativo 
Sono un tranquillante,
Agisco in casa,
funziono in ufficio,
affronto gli esami,
mi presento all'udienza,
incollo con cura le tazze rotte -
devi solo prendermi,
farmi sciogliere sotto la lingua,
devi solo mandarmi giù
con un sorso d'acqua.
So come trattare l'infelicità,
come sopportare una cattiva notizia,
ridurre l'ingiustizia,
rischiarare l'assenza di Dio,
scegliere un bel cappellino da lutto.
Che cosa aspetti -
fidati della pietà chimica.
Sei un uomo (una donna) ancora giovane,
dovresti sistemarti in qualche modo.
Chi ha detto che la vita va vissuta con coraggio?
Consegnami il tuo abisso -
lo imbottirò di sonno.
Mi sarai grato (grata) per la caduta in piedi.
Vendimi la tua anima.
Un altro acquirente non capiterà.
Un altro diavolo non c'è più.


giovedì 13 dicembre 2012

Elisabetta ci ha mandato questi testi

Sguardo


Ricordo bene il suo sguardo.
Attraversa ancora la mia anima
come una scia di fuoco nella notte.
Ricordo bene il suo sguardo. Il resto…
Sì, il resto è solo una parvenza di vita.
Ieri ho passeggiato per le strade come una qualsiasi persona.
Ho guardato le vetrine spensieratamente
e non ho incontrato amici con i quali parlare.
D’improvviso mi sono sentito triste, mortalmente triste,
così triste che mi è parso di non poter
vivere un altro giorno ancora, e non perché potessi morire o uccidermi,
ma solo perché sarebbe stato impossibile vivere il giorno dopo e questo è tutto.
Fernando Pessoa, il libro dell’inquietudine


Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l’unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un’anima.
José Saramago


Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano.
Paulo Coelho

mercoledì 12 dicembre 2012

Voci dal carcere


COME FARE UN PORTASIGARETTE

Prendere un pacchetto vuoto di sigarette. Applicare sul pacchetto vuoto degli stuzzicadenti e poi versare dolcemente la colla in modo che dopo si può togliere il pacchetto vuoto.

Per la COLLA utilizzare farina, sale e aceto. Fare riscaldare in un pentolino e mescolare. Dopo farla raffreddare. Ecco la vostra colla.

 
COME FARE UNA SCARPIERA

Prendere tre sacchi di plastica per immondizia, aprirli in due e poi legare un’estremità al letto e avvolgere l’altra finché non si ottiene un filo teso …..Dovrai fare cinque fili così e legarli sotto il letto da un’estremità all’altra ed ecco la tua scarpiera.

 
COME FARE LA PIZZA

Farina, sale, lievito (o lievito di pasta madre), un goccio d’olio d’oliva e acqua calda. Impastare finché tutto l’impasto è omogeneo. Lasciarlo riposare per la lievitazione coperto per un’ora con uno strofinaccio umido. Per la lavorazione prendere un manico di scopa così potrai lavorare l’impasto. Per la cottura utilizzare una pentola antiaderente. Per il forno utilizzare un piatto d’acciaio e metterlo sul fornello. Si otterrà il controllo del calore.

 
COME FARE LA RICOTTA

Riscaldare un litro di latte. Aggiungere 2 o 3 limoni (Dipende dalla quantità voluta). Aggiungere il sale. Mescolare ed ecco a voi la ricotta

 
PORTAPANE O PORTA TOVAGLIOLI

Un cartone della Nutella si applica sul muro in verticale e così si ottiene un portapane

F.M.
R. B.


lunedì 10 dicembre 2012

Le parole di Maya Angelou

 Elisabetta ci ha nadato una riflessione di Maya Angelou, una scritrice americana nata nel 1928.

"Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per
quanto l'oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà migliore. Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l'intrico delle luci dell'albero di Natale. Ho imparato, a proposito della relazione con i propri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita. Ho imparato che semplicemente sopravvivere, è diverso da vivere. Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance. Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle. Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta
giusta. Ho imparato che anche quando non sto bene, non devo stare da sola.
Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno. Le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle. Ho imparato che ho ancora molto da imparare. Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto detto, quanto fatto , ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire."

Maya Angelou


mercoledì 5 dicembre 2012

I vostri testi


Non è vero ma ci credo o non ci credo ma è vero?

Si è un dilemma: “Non è vero ma ci credo oppure non ci credo ma potrebbe essere vero?” questo un grande dilemma che mi si poneva quando parlavo con mia madrina, la mia carissima Laura.

Era stata una lavorante della mia mamma quando era nella sartoria dello zio Luigi, fratello di mia madre; aveva perso la sua molto giovane ed era molto affezionata alla mia ma quando io nacqui aveva 14 anni e, non potendo essere la madrina del Battesimo, si prenotò per la Cresima. Si era sempre calata nel suo titolo di Madrina specialmente quando mancò la mia mamma, mi fu molto vicina.

Laura riteneva di avere doti paranormali e spesso mi raccontava episodi che mi lasciavano molto perplessa.

Lei credeva che i morti si manifestassero, dopo il trapasso, sempre, in qualche modo ai loro cari, per far capire loro che erano entrati felicemente in un’altra dimensione;  sperando che mi appassionassi mi ha raccontato...

“Una sera dopo la morte della mia mamma, ero nel lettone con mia sorella maggiore, avevo freddo ma pigramente non mi muovevo; mia sorella dormiva profondamente, quando improvvisamente le coperte si sono dolcemente alzate e si sono rincalzate intorno a noi. Al mattino sia io che mia sorella abbiamo raccontato lo stesso fatto.

Un’altra volta, periodo fascista, nostro fratello tardava a rientrare, eravamo tutti in pensiero, il papà girava avanti indietro nella cucina buia e sospirava, fu in quel momento che alzando gli occhi verso l’orologio a pendolo vidi, nel pendolo stesso, che si era illuminato di una sua luce, l’immagine di una bicicletta il cui fanale, zigzagando si avvicinava e io dissi a mio padre: “ Tranquillo babbo, Giovanni sta arrivando”  dopo alcuni minuti la chiave girò nella toppa.

Anche quando è mancata mia suocera ho aspettato un suo segno; ha tardato ad arrivare fin quando una notte, nel buio della stanza, ho sentito una ventata ed un raggio di luce ha illuminato il suo ritratto che tenevo sul comodino. Ecco era lei che mi voleva tranquillizzare che aveva già trovato la sua nuova "dimensione.”

E così avanti con i racconti. Pensavo che volevo farli passare su di  me senza che mi sfiorassero, invece……..

Una sera che, sola in casa, stavo rassettando la cucina e pensavo ad i miei ragazzi al mare con la nonna, improvvisamente mi sono venuti alla mente i racconti di Laura; mi sono girata parecchie volte, guardandomi alle spalle e, nella canicola della serata estiva, mi sentivo i brividi lungo la schiena. Decisamente erano racconti che non mi lasciavano indifferente, ma non ne volevo sapere, e mi dicevo, “sei troppo razionale per credere a queste cose”. Non nego che mi aggrappavo alla mia indole matematica, ma non sempre mi bastava.

Povera Laura, lei che mi adorava, una volta  voleva farmi passare con il potere delle sue mani il mal di testa ma dopo un po’ mi guardò sconsolata e disse: “Non posso fare nulla. Sento che mi respingi con il pensiero tanto che mi formicolano i piedi”.

Forse in quel momento ho creduto che la Matematica avesse sconfitto il Paranormale, ma non voglio dilungarmi. Preferisco perdermi nella natura e bearmi di essa perché mi da serenità, non mi inquieta ed è reale e tangibile e variamente colorata.   
 
Mirella

  

 

 

martedì 4 dicembre 2012

Voci dal carcere

Un ricordo di L.
 

Vita in famiglia

Voglio raccontare degli episodi della mia infanzia  degli anni ’70.

La mia famiglia era composta da otto persone: mio papà, mia mamma e sei figli, cinque maschi e una femminuccia. Io sono il terzo figlio e ne arrivano tre dopo di me, inclusa la sorella che è la penultima.

Mi ricordo che mio papà non ci faceva mai mancare niente da mangiare però ricordo i sacrifici che facevano mandare avanti una famiglia così numerosa.

Ricordo che nel vestiario si poteva economizzare parecchio visto che eravamo cinque maschi e, come età, ci portiamo diciotto mesi uno dall’altro.

Mia madre, quando era Pasqua e Natale, comprava solo vestiti per i due più grandi e quelli dei più grandi andavano a noi più piccoli e spesso i pantaloni venivano rappezzati.

Mi è rimasto in mente che, quando ci si alzava la mattina, chi si alzava per primo era quello meglio vestito.

Pensando ad allora mi viene da ridere e penso ad oggi.

 

 

 

 

 

 

sabato 1 dicembre 2012

Ancora Alda Merini


Le mie impronte digitali

prese in manicomio

hanno perseguitato le mie mani

come un rantolo che salisse la vena della vita,

quelle impronte digitali dannate

sono state registrate in cielo

e vibrano insieme ahimè alle stelle dell’Orsa Maggiore.”

venerdì 30 novembre 2012

Alda Merini






« Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita. »
(Alda Merini, La pazza della porta accanto])
Io la vita l’ho goduta tutta

a dispetto

di quello che vanno dicendo sul manicomio.

Io la vita l’ho goduta

Perché mi piace anche l’inferno della vita

Perché la vita è spesso un inferno

Per me la vita è stata bella

perché… l’ho pagata cara!

 

 

 

mercoledì 28 novembre 2012

Voci dalla comunità

F., dolcissima ragazza della comunità, mi ha cosegnato questo splendido testo, attribuito a Charlie Chaplin.
On line ho trovato questa precisazione: 'Questa splendida poesia è stata erroneamente attribuita a Chaplin. In realtà il titolo originale della poesia è “When I loved myself enough” ed è stata scritta da Kim e Alison McMillen.'

Quando ho cominciato ad amarmi davvero
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono reso conto che la sofferenza e il dolore emozionali
sono solo un avvertimento che mi dice di non vivere contro la mia verità.
Oggi so che questo si chiama
AUTENTICITA’

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito
com’è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri,
pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta,
anche se quella persona ero io.
Oggi so che questo si chiama
RISPETTO PER SE STESSI.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso
di desiderare un’altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda
é un invito a crescere.
Oggi so che questo si chiama
MATURITA’.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito di trovarmi sempre
ed in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello
che succede va bene.
Da allora ho potuto stare tranquillo.
Oggi so che questo si chiama
RISPETTO PER SE STESSI.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho smesso di privarmi del mio tempo libero
e di concepire progetti grandiosi per il futuro.
Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento,
ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi.
Oggi so che questo si chiama
SINCERITA’.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò
che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò
che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso,
all’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma oggi so che questo è
AMORE DI SE’

Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho smesso di voler avere sempre ragione.
E cosi ho commesso meno errori.
Oggi mi sono reso conto che questo si chiama
SEMPLICITA’.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono rifiutato di vivere nel passato
e di preoccuparmi del mio futuro.
Ora vivo di piu nel momento presente, in cui TUTTO ha un luogo.
E’ la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo
PERFEZIONE.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono reso conto che il mio pensiero può
rendermi miserabile e malato.
Ma quando ho chiamato a raccolta le energie del mio cuore,
l’intelletto è diventato un compagno importante.
Oggi a questa unione do il nome di
SAGGEZZA DEL CUORE.

Non dobbiamo continuare a temere i contrasti,
i conflitti e i problemi con noi stessi e con gli altri
perché perfino le stelle, a volte, si scontrarno fra loro dando origine
a nuovi mondi.
Oggi so che QUESTO è LA VITA!


martedì 27 novembre 2012

I vostri testi


Un colloquio strano (io allora lei ora)
Nella penombra dello studio, chiudo gli occhi e………. davanti a me una sfera di cristallo, la sfera si illumina, qualcosa si muove dentro ad essa, vedo una bimbetta magra che saltella in una strada di campagna, spensierata in mezzo alla natura, mi viene incontro, mi guarda, a me lei è famigliare, ma ho l’impressione che il suo sguardo mi interroghi “chi sei?”


Cosa posso dirle? “ che anch’io ho gli occhi verdi come lei, lei bionda, io non più, lei molto sportiva, io molto sedentaria,  lei piena di sogni, io con “qualche” sogno realizzato, lei già allora un po’ melanconica ed io anche, che le persone che allora l’amavano, ora non ci sono più; lei sognava di diventare una insegnante di matematica, io sono diventata una ragioniera; lei sognava di viaggiare, io ho imparato a viaggiare con la fantasia, rinunciando ai viaggi sognati, con qualche mal di pancia.

Un’altra cosa ci accomuna, la timidezza, lei sempre , io a volte ho dovuto  violentarmi per superarla.

Un suo sogno io l’ho  realizzato: una persona meravigliosa al mio fianco e due figli altrettanto speciali.

Ancora qualche cosa in comune, il piacere di vivere nella natura, incantarsi al volo degli uccelli,  cercare nella forma delle nuvole delle rappresentazioni, vederci dei quadri,  entusiasmarsi per un tramonto, per un arco baleno, una eclisse e stare col naso all’insù per vedere le stelle cadenti la notte di San Lorenzo, con la speranza di riuscire ad esprimere un desiderio.

Lei ha odiato il latino, io mi ci sono appassionata quando ormai non mi serviva più.

Debbo dirle “io sono quella che tu sarai e tu sei quella che sono stata, rimaniamo buone amiche”.

Mirella

 

 



domenica 25 novembre 2012

Voci dal carcere


Felicità è ….

        il colloquio con mia figlia.

        aver capito che non è il carcere che ti  toglie la libertà ma sono i nostri pensieri a farci  sentire intrappolati.

        essere  felici quando comprendo ciò che l'altra persona, per protezione,  cerca di nasconderti.

        offrire e vedere nella persona la gioia e non la pretesa .

        donare per il semplice piacere

        comprendere che si può amare indipendentemente dal luogo e dallo stato
d'animo.

        capire che stare sulla difensiva toglie l'opportunità di apprezzare.

        riuscire anche, se poco, ad essere  sereni, perdonandosi.

        alzarsi con degli obiettivi.

        lavorare e poter essere indipendente.

        parole positive in compagnia.
 
P.

 

venerdì 23 novembre 2012

I vostri testi


Prima alba d’Autunno

Cielo grigio grondante,

bagnato di pioggia che non è.

Un lampo improvviso dissolve quel grigio

il “sole” prima incerto poi forte.

Rabbrividiscono i campi,

un velo di ovatta si alza, li copre,

al disopra le cime degli alberi

gioiscono ai raggi del sole.

Il cielo, prima grigio, diventa azzurro,

azzurro come solo il cielo di settembre può esserlo.

Il giorno avanza, placa quei fremiti,

non vuole perdere la stagione che sta passando,

la stagione che si chiama Estate.

Ma le foglie lo sanno, arrossiscono,

si fanno belle con sgargianti colori,
rossi, gialli, marroni, dopo il marrone ………..
il vuoto
Cadranno su quei campi ……………
 Ma sanno che  a primavera nuove foglie nasceranno..
 
Mirella
 
 

 

mercoledì 21 novembre 2012

Voci dalla comunità


E no… non ti muovere

Rimani così … come 6

Nei miei pensieri

 

Quell’immagine è una 

Foto sul comodino dei

Miei sogni


E.

martedì 20 novembre 2012

Voci dal carcere


R. ha finito di scontare la sua pena e sta affrontando il reinserimento nella società.
 
Come sono oggi
Ho poco da raccontare visto la mia permanenza dentro questo Istituto.
Sono preoccupato dato che non vedo un  futuro. Sono tanti anni che manco dalla vita sociale. Incontro persone che entrano in carcere: ragazzi che vengono arrestati per i loro sbagli e mi dicono che fuori non è c' lavoro e che molte persone non arrivano alla fine del mese e si appoggiano alla Caritas.
Io che futuro posso avere una volta fuori?
In questi giorni cerco di occupare il tempo meglio che  posso (leggere e scrivere e pensare tanto) visto che nel posto in cui vivo sono privato di tutto.
Oggi penso agli errori alla mia vita che è sfumata senza avere un senso. Mi sono visto mancare
la bellezza e le piccole cose che la vita ci regala e noi non apprezziamo.
Mi mancano i colori del mondo.
Ora sono abituato al blu dei blindi, a un bianco sporco, molto sporco, e un giallo opaco.
Mi manca la libertà.
Se oggi debbo trovare un senso a tutti i giorni passati dentro l'istituto non trovo niente di
costruttivo che mi aiuti a tornare nella società. Mi sembra di essere un cane buttato dentro un box
 e lasciato lì senza avere un'educazione. E lui sta lì dentro la sua cuccia.
Ho commesso in miei errori e li sto pagando perché è giusto saldare il conto con la società.
Ma è giusto anche pensare di darmi una possibilità di reinserimento per non tornare qui dentro.
Le carceri sono un mondo a parte complesso e fatto di burocrazia.
In queste condizioni non vedo un futuro per me e in queste condizioni come posso crearmi una famiglia se poi dopo sono costretto a tornare a delinquere?
Si possono fare tante cose. Basterebbe un  impegno, meno spreco di soldi pubblici e si
aiuterebbe la gente a delinquere di meno e  i ragazzi come me avrebbero più aspettative per il proprio futuro.
Oggi il mio sogno è  fondato su aspettative realizzabili,  visto che mi accontento di poco.
Vorrei un lavoro fuori di qua e la sicurezza che mi rimanga.
I miei sei anni passati qui dentro mi hanno dato modo di capire che questo non è il mio posto
e non sarà il mio futuro. Il mio sogno sicuramente è come quello di tantissime persone: il sogno
di sperare e  dimenticare questa parte di vita.
Questo sono io, oggi, una persona più matura che ha capito i propri sbagli.

domenica 18 novembre 2012

Le vostre storie


LETTERA ALLA BAMBINA CHE SONO STATA 

         Eri la numero cinque      5  dopo due maschi e due femmine e nemmeno molto gradita.

            Quello che però forse non fù considerato fino in fondo fu il fatto del regalo : avevi ricevuto qualcosa di impagabile: la vita! Ora stava a te farne buon uso.

            Cominciasti bene eri buona e non davi troppo fastidio, una biondina con i capelli ricci, parlasti ancor prima di riuscire a stare bene in piedi sule tue gambe.

            Ti piaceva stare fuori e chiamavi la nonna Virginia perchè ti aiutasse a superare     il gradino per andare in cortile: nonna Virginia mi vieni a prendere ? Lei arrivava  la schiena ricurva, la mano nodosa ma salda e l'ostacolo era superato.

            Cominciavi a crescere e ricci biondi diventarono castani, i vestiti e le scarpe "passate" dalle sorelle più grandi, ma ancora in ottimo stato.

            Tua madre faceva i vestitini per tutti, le bastava un pezzetto di stoffa per creare un modello. Velluto blù con un colletto di pizzo ed erano meglio di quelli nelle vetrine.

            Imparasti presto a fare i lavori di casa, a fare la pasta tutti i giorni e mentre le tue piccole mani impastavano dal grande cortile si sentivano le grida dei tuoi coetanei   intenti a giocare e giochi cambiavano con le stagioni, si cominciava con il giro d'Italia

e tutti a gridare per il corridore preferito. Bisognava tracciare una pista sotto il pergolato,arginarla, soprattutto dove le curve erano repentine e via con le palline e i   tappi.

            I più fortunati avevano anche le figurine da ritagliare e inserirle nei tappi, ma andava

            bene tutto, l'importante era finire presto i lavori per partecipare.

            Anche alle elementari eri brava - la prima della classe - come i tuoi fratelli e sorelle

            poichè a casa c'era da fare e mancava il tempo per studiare perciò tua madre aveva

            dato questa regola : state attenti in classe e non avrete bisogno di altro.

            La sera  stavate tutti in fila seduti sulla madia a lavorare a maglia. Tuo  fratello grande

era in grado di fare i maglioni, poi si scendeva in abilità fino ad arivare a te che facevi   appena le suolette per i calzini.

            Ma gli anni passano e dire sempre sì diventa difficile, soprattutto se ci sono cinque     persone, anzi tre, che sono certi di essere gli unici detentori della verità rivelata e   gliono imporre le loro regole a tutti.

            Comincia l'adolescenza e sarà qui l'inizio della vera lotta, spesso ricorderai le pelli dei
serpenti che trovavi quando andavi a raccogliere l'erba per i conigli e le anatre che tua
       madre allevava e ricorderai le domande che ti facevi : avranno sofferto molto o questo
            sforzo dava loro la speranza di una vita migliore ?