Alda Merini passò dieci anni in
manicomio.
Scrisse le sue memorie di quegli anni
in “Diario di una diversa”.
Il brano sotto riportato si riferisce
al giorno del suo ingresso nell'istituto.
Ci presero le impronte digitali
accompagnando le nostre dita sopra dei fogli luridi a un tratto,
tutto, intorno a me, cominciò a girare vorticosamente. Quella
ribellione che avevo dentro, diventò sofferenza così acuta e
insostenibile che, invece di gridare, svenni. Mentre venivo portata
via ho sentito chiaro e distinto l'urlo di una degente che
diceva,”No! A me non potete fare questo!”
Ma tutto ciò mi pareva scontato, come
scontato poteva essere la crocefissione dell'Uomo.
Mi misero a letto ma nessuno mi carezzò
la fronte. Anzi, mi legarono mani e piedi e in quel momento, in quel
preciso momento, vissi la passione di Cristo.
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