giovedì 10 ottobre 2013

Acromionplastica


 

 .... ovvero cronaca di due ore in sala operatoria



E’ arrivato il giorno che temevo e aspettavo, sono sdraiata su un letto ed attendo che vengano a prendermi per fare quella cosa strana, che non è altro che un intervento alla spalla destra.

Mostro una calma, che non lo so nemmeno io, ma credo sia apparente, passano le ore, nulla, poi finalmente, vestizione e gocce del “coraggio”, Giampaolo mi accompagna spingendo il letto fino all’anticamera della sala operatoria.

Si aprono le porte, tutto è verde ma tutto è caotico, credo che siano camere sterili,  ma qualche dubbio mi sorge; lettini ovunque in riordino, mi parcheggiano dietro, sembra un ripostiglio, il letto entra a mala pena, mi legano, temono forse una fuga, ci ripensano lasciano legato solo un braccio, quello che servirà per il monitoraggio (una sfigmomanometro, una sonda per le flebo  e gli adesivi per l’ECG); contemporaneamente chi mi sta intorno si scambia le impressioni su una visita ad un mercato di paese del giorno precedente, dove ha fatto compere, ed è così che ho appreso che esistono delle piante che vivono appese ad un filo senza terra, vivono solo con una immersione in acqua di tanto in tanto. Cerco di iniziare una conversazione: “ Siete voi l’equipe che è su internet?” mi guardano stupiti ma interessati non sanno nulla e la notizia si sparge con soddisfazione di tutti.

Improvvisamente si materializza un individuo verde, mascherato e mi dice quasi dispiaciuto: ”Salve sono l’anestesista”.

Forse il mio sguardo non è stato di apprezzamento, non era quello con il quale avevo avuto il colloquio. Il suo porsi mi sembrava timoroso, ha cominciato a spiegarmi cosa avrebbe fatto, come avrebbe proceduto, cosa avrei dovuto sentire. Abbreviamo: tre forotti  invece di uno prima che arrivassero quelle benedette contrazioni del muscolo che annunciavano che aveva trovato il punto giusto.

Venti minuti di attesa per sentire o meglio per non sentire più i pizzicotti che mi davano a turno, quindi, altro cambio di tavolaccio, pronti via dentro. Gruppetti di individui verdi, nascosti dietro le loro maschere ovunque: chi piega dei teli rigorosamente verdi, chi sistema degli arnesi metallici, il tutto condito dalle chiacchiere più varie, finalmente entrano due occhiali da miope, ecco l’ho riconosciuto è il dottore, che attorniato dai suoi assistenti, mi opererà.

Cerco di non perdere un colpo, mi separano dal mio braccio destro con un enorme telo, tremo come una foglia, ho freddo. Mi coprono con una coperta metallica sotto la quale inseriscono un phon: per captare tutto dovrei essere come un Pc con tante cartelle: una voce insegna ad un’altra la ricetta dei biscotti della nonna, è tornata quella della pianta pensile e ne magnifica ancora i pregi, vorrei capire cosa succede su di me,  per un po’ di tempo le sensazioni sono strane, ma c’è una disquisizione sulle pensioni e sulla Legge Fornero (anche qui!!!!!), ed un accorato appello di una voce giovane: “No dottore lei non andrà in pensione presto vero?”

Improvvisamente una frase attira la mia attenzione:” Attento,  attento, vedi scappa, prendilo con le pinze,….. (sospiro…) ah bene” - ho immaginato che un pezzetto ribelle di me stesse giocando a rimpiattino.

 Poi è stato un  susseguirsi di:” martello, scalpello, sega, aspiratore,  è pronta l’ àncora  ancora martello”. Non ci voleva una fervida fantasia per capire il significato - bastavano i rumori ed i tonfi che mi avrebbero spostato, ecco il perché della legatura..

Di tanto in tanto si materializzava il viso o la maschera dell’anestesista: ”Tutto bene?” ero troppo stanca per rispondergli “una moccia”.

Dopo due ore mi sono rivolta direttamente al dottore per sapere se ne aveva ancora per molto “meno di cinque minuti” -  è stata la risposta - è stato onesto.

Quando sono rientrata in camera, battevo  i denti e quando ho visto Giampaolo mi sono messa  a piangere, come pure quando ho sentito i miei ragazzi, dai …. sono tornata. l’avventura era finita, ora tanta pazienza …….. ma non alla prossima.

Tutto questo per riderci un po’ su …….. a posteriori.

 

1 commento:

  1. Uno scritto molto bello, ironico ma ricco di emozioni e paure vissute in una giornata per nulla facile.
    Andrà sempre meglio!
    Un abbraccio!
    La ragazza col vestito a fiori.

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