.... ovvero
cronaca di due ore in sala operatoria
E’
arrivato il giorno che temevo e aspettavo, sono sdraiata su un letto ed attendo
che vengano a prendermi per fare quella cosa strana, che non è altro che un
intervento alla spalla destra.
Mostro
una calma, che non lo so nemmeno io, ma credo sia apparente, passano le ore,
nulla, poi finalmente, vestizione e gocce del “coraggio”, Giampaolo mi
accompagna spingendo il letto fino all’anticamera della sala operatoria.
Si
aprono le porte, tutto è verde ma tutto è caotico, credo che siano camere
sterili, ma qualche dubbio mi sorge;
lettini ovunque in riordino, mi parcheggiano dietro, sembra un ripostiglio, il
letto entra a mala pena, mi legano, temono forse una fuga, ci ripensano lasciano
legato solo un braccio, quello che servirà per il monitoraggio (una
sfigmomanometro, una sonda per le flebo
e gli adesivi per l’ECG); contemporaneamente chi mi sta intorno si
scambia le impressioni su una visita ad un mercato di paese del giorno precedente,
dove ha fatto compere, ed è così che ho appreso che esistono delle piante che
vivono appese ad un filo senza terra, vivono solo con una immersione in acqua
di tanto in tanto. Cerco di iniziare una conversazione: “ Siete voi l’equipe
che è su internet?” mi guardano stupiti ma interessati non sanno nulla e la
notizia si sparge con soddisfazione di tutti.
Improvvisamente
si materializza un individuo verde, mascherato e mi dice quasi dispiaciuto: ”Salve
sono l’anestesista”.
Forse
il mio sguardo non è stato di apprezzamento, non era quello con il quale avevo
avuto il colloquio. Il suo porsi mi sembrava timoroso, ha cominciato a
spiegarmi cosa avrebbe fatto, come avrebbe proceduto, cosa avrei dovuto
sentire. Abbreviamo: tre forotti invece
di uno prima che arrivassero quelle benedette contrazioni del muscolo che
annunciavano che aveva trovato il punto giusto.
Venti
minuti di attesa per sentire o meglio per non sentire più i pizzicotti che mi
davano a turno, quindi, altro cambio di tavolaccio, pronti via dentro. Gruppetti
di individui verdi, nascosti dietro le loro maschere ovunque: chi piega dei
teli rigorosamente verdi, chi sistema degli arnesi metallici, il tutto condito
dalle chiacchiere più varie, finalmente entrano due occhiali da miope, ecco
l’ho riconosciuto è il dottore, che attorniato dai suoi assistenti, mi opererà.
Cerco
di non perdere un colpo, mi separano dal mio braccio destro con un enorme telo,
tremo come una foglia, ho freddo. Mi coprono con una coperta metallica sotto la
quale inseriscono un phon: per captare tutto dovrei essere come un Pc con tante
cartelle: una voce insegna ad un’altra la ricetta dei biscotti della nonna, è
tornata quella della pianta pensile e ne magnifica ancora i pregi, vorrei
capire cosa succede su di me, per un po’
di tempo le sensazioni sono strane, ma c’è una disquisizione sulle pensioni e
sulla Legge Fornero (anche qui!!!!!), ed un accorato appello di una voce
giovane: “No dottore lei non andrà in pensione presto vero?”
Improvvisamente
una frase attira la mia attenzione:” Attento,
attento, vedi scappa, prendilo con le pinze,….. (sospiro…) ah bene” - ho
immaginato che un pezzetto ribelle di me stesse giocando a rimpiattino.
Poi è stato un
susseguirsi di:” martello, scalpello, sega, aspiratore, è pronta l’ àncora ancora martello”. Non ci voleva una fervida
fantasia per capire il significato - bastavano i rumori ed i tonfi che mi
avrebbero spostato, ecco il perché della legatura..
Di
tanto in tanto si materializzava il viso o la maschera dell’anestesista: ”Tutto
bene?” ero troppo stanca per rispondergli “una moccia”.
Dopo
due ore mi sono rivolta direttamente al dottore per sapere se ne aveva ancora
per molto “meno di cinque minuti” - è
stata la risposta - è stato onesto.
Quando
sono rientrata in camera, battevo i
denti e quando ho visto Giampaolo mi sono messa
a piangere, come pure quando ho sentito i miei ragazzi, dai …. sono
tornata. l’avventura era finita, ora tanta pazienza …….. ma non alla prossima.
Tutto
questo per riderci un po’ su …….. a posteriori.