mercoledì 23 ottobre 2013

Poesia dal carcere

Una detenuta ci ha mandato questa poesia.
Le manderò i vostri commenti e le vostre riflessioni.

Io e le stelle
 

Il vento racconta
ad ogni stella
pensieri … parole 
 

Io
le osservo, le ascolto, poi ...
poi le scrivo per farle
leggere al mondo intero

Vito

martedì 22 ottobre 2013

Una poesia e una domanda ...

Una bellissima poesia di introduzione a un libro affascinante.
Allora vi chiedo, se di tutto resta un poco, cosa c'é di voi qui dove siete e in giro per il mondo?
Aspetto risposte!  



… Che di ogni cosa resta un poco.

E’ rimasto un po’ del tuo mento

nel mento di tua figlia.

 

Del tuo ruvido silenzio

un poco è rimasto, un poco

sui muri infastiditi,

nelle foglie, mute, che salgono.

 

E’ rimasto un po’ di tutto

nel piattino di porcellana,

drago rotto, fiore bianco,

di rughe sulla tua fronte,

ritratto.

 

Se di tutto resta un poco,

perché mai non dovrebbe restare

un po’ di me? nel treno

che porta a nord , nella nave,

negli annunci di giornale,

un po’ di me a Londra,

un po’ di me in qualche dove?

nella consonante?

nel pozzo? ….

 

CARLOS DRUMMOND DE NDRADEM Residuo (Traduzione di Antonio Tabucchi)

martedì 15 ottobre 2013

Che pasticci che faccio! Errata corrige

ERRATA CORRIGE                

detto anche : che pasticci  che faccio

 

 

IL corso LE PAROLE DEI NOSTRI SILENZI

 

 

presso il Cif Via del Monte 5 inizia domani giovedì 17 alle ore 16

 

 

SORRY SORRY SORRY

lunedì 14 ottobre 2013

Innamorarsi ......



- ci possiamo innamorare per favore?
- mi hai appena chiesto se ci possiamo innamorare?
- sì, credo di avertelo appena chiesto
- non credo funzioni così
- cosa intendi dire?
- penso dovrebbe venire naturale
- tipo?
- tipo la fame, la sete, la nascita e la morte
- le lacrime?
- sì, anche le lacrime
- la pipì?                                                                                                                                 L'autore Guido Catalano - certo                
- la pioggia, il terremoto, le onde, le nuvole, la luce del sole?                                   
- sì, proprio come la pioggia, il terremoto, le onde, le nuvole, la luce del sole
- come le fusa dei gatti, dunque
- sì, mi sembra tu abbia capito il concetto
- allora aspettiamo, magari succede
- magari succede
- speriamo
 
 

giovedì 10 ottobre 2013

Acromionplastica


 

 .... ovvero cronaca di due ore in sala operatoria



E’ arrivato il giorno che temevo e aspettavo, sono sdraiata su un letto ed attendo che vengano a prendermi per fare quella cosa strana, che non è altro che un intervento alla spalla destra.

Mostro una calma, che non lo so nemmeno io, ma credo sia apparente, passano le ore, nulla, poi finalmente, vestizione e gocce del “coraggio”, Giampaolo mi accompagna spingendo il letto fino all’anticamera della sala operatoria.

Si aprono le porte, tutto è verde ma tutto è caotico, credo che siano camere sterili,  ma qualche dubbio mi sorge; lettini ovunque in riordino, mi parcheggiano dietro, sembra un ripostiglio, il letto entra a mala pena, mi legano, temono forse una fuga, ci ripensano lasciano legato solo un braccio, quello che servirà per il monitoraggio (una sfigmomanometro, una sonda per le flebo  e gli adesivi per l’ECG); contemporaneamente chi mi sta intorno si scambia le impressioni su una visita ad un mercato di paese del giorno precedente, dove ha fatto compere, ed è così che ho appreso che esistono delle piante che vivono appese ad un filo senza terra, vivono solo con una immersione in acqua di tanto in tanto. Cerco di iniziare una conversazione: “ Siete voi l’equipe che è su internet?” mi guardano stupiti ma interessati non sanno nulla e la notizia si sparge con soddisfazione di tutti.

Improvvisamente si materializza un individuo verde, mascherato e mi dice quasi dispiaciuto: ”Salve sono l’anestesista”.

Forse il mio sguardo non è stato di apprezzamento, non era quello con il quale avevo avuto il colloquio. Il suo porsi mi sembrava timoroso, ha cominciato a spiegarmi cosa avrebbe fatto, come avrebbe proceduto, cosa avrei dovuto sentire. Abbreviamo: tre forotti  invece di uno prima che arrivassero quelle benedette contrazioni del muscolo che annunciavano che aveva trovato il punto giusto.

Venti minuti di attesa per sentire o meglio per non sentire più i pizzicotti che mi davano a turno, quindi, altro cambio di tavolaccio, pronti via dentro. Gruppetti di individui verdi, nascosti dietro le loro maschere ovunque: chi piega dei teli rigorosamente verdi, chi sistema degli arnesi metallici, il tutto condito dalle chiacchiere più varie, finalmente entrano due occhiali da miope, ecco l’ho riconosciuto è il dottore, che attorniato dai suoi assistenti, mi opererà.

Cerco di non perdere un colpo, mi separano dal mio braccio destro con un enorme telo, tremo come una foglia, ho freddo. Mi coprono con una coperta metallica sotto la quale inseriscono un phon: per captare tutto dovrei essere come un Pc con tante cartelle: una voce insegna ad un’altra la ricetta dei biscotti della nonna, è tornata quella della pianta pensile e ne magnifica ancora i pregi, vorrei capire cosa succede su di me,  per un po’ di tempo le sensazioni sono strane, ma c’è una disquisizione sulle pensioni e sulla Legge Fornero (anche qui!!!!!), ed un accorato appello di una voce giovane: “No dottore lei non andrà in pensione presto vero?”

Improvvisamente una frase attira la mia attenzione:” Attento,  attento, vedi scappa, prendilo con le pinze,….. (sospiro…) ah bene” - ho immaginato che un pezzetto ribelle di me stesse giocando a rimpiattino.

 Poi è stato un  susseguirsi di:” martello, scalpello, sega, aspiratore,  è pronta l’ àncora  ancora martello”. Non ci voleva una fervida fantasia per capire il significato - bastavano i rumori ed i tonfi che mi avrebbero spostato, ecco il perché della legatura..

Di tanto in tanto si materializzava il viso o la maschera dell’anestesista: ”Tutto bene?” ero troppo stanca per rispondergli “una moccia”.

Dopo due ore mi sono rivolta direttamente al dottore per sapere se ne aveva ancora per molto “meno di cinque minuti” -  è stata la risposta - è stato onesto.

Quando sono rientrata in camera, battevo  i denti e quando ho visto Giampaolo mi sono messa  a piangere, come pure quando ho sentito i miei ragazzi, dai …. sono tornata. l’avventura era finita, ora tanta pazienza …….. ma non alla prossima.

Tutto questo per riderci un po’ su …….. a posteriori.

 

mercoledì 2 ottobre 2013

Anghiari Festival dellautobiografia

RAGAZZE!!!

NON SENTO PIU' LE VOSTRE VOCI E MI MANCANO LE VOTRE RIFLESSIONI.


VI PREGO, FATEVI SENTIRE!!!!

 

Il piatto del giorno

Dal festival della Libera Università dell'autobiografia di Anghiari

Scrittura a mano libera

Anghiari, un borgo fuori dal tempo, scenario di questo festival caratterizzato da incontri con persone che, come te, vengono a porre le domande fondamentali della vita.
E poi le emozione degli incontri sul terremoto, la condizione femminile e tanto ancora. E poi il carcere.
La sala degli audiovisivi stipata ad ascoltare la voce dei detenuti della casa circondariale di Opera, Milano, che raccontavano la loro sofferenza. E molti fra il pubblico si sono resi conto, forse per la prima volta, della loro ricca umanità e che una persona in restrizione non è solo il suo reato. Ma molto di più.
Silenzio assoluto nella saletta del teatro quando abbiamo letto i testi dei nostri ‘ragazzi’ e delle nostre ‘ragazze’ ristretti nel carcere bolognese della ‘Dozza’.
E come congedo e ringraziamento per aver letto questo mia testimonianza sul Festival, vi riporto un collage delle loro voci.

Collage’ di frasi raccolte da testi di autori diversi

Nel mezzo del casin di nostra vita mi ritrovai in una cella oscura… .
Cosa vuoi dalla vita? E’ una domanda difficile. Cosa vuole la vita da me?
Penso che nella vita se non cerchi prendi quello che passa.
Io so perfettamente che cosa voglio dalla vita: un buon lavoro, una famiglia attorno a me, degli amici … Ma se è questo che voglio veramente perché non ce l'ho? Perché la mia vita ha preso una piega diversa?
Nato in casa e pesato su una bilancia della frutta. … Mia madre: non molto alta, uguale a mio padre, di una dolcezza unica, oppressiva quanto basta. E’ stata una forza per me. Volevo essere come lei, con tutte le sue rughe infinite, che ognuna aveva la sua storia da raccontare.
La scuola è un posto dove si comincia ad imparare il futuro perché se non sai leggere e scrivere avrai una vita sofferente e povera. Forse se non avessi abbandonato la scuola non sarei qua.
Avevo all’incirca 20 anni, un’età in cui quando ti ci trovi non ci fai caso e ti sembra normale, ma è solo quando hai molti più anni che capisci che i 20 anni arrivano una sola volta nella vita. Quando siamo felici non lo sappiamo. Lo capiamo dopo quando ci mancano quei momenti e allora scopriamo cosa sono stati.
Il desiderio di cambiare è diventato irresistibile e così abbiamo preso la lunga strada dell’emigrazione verso il paese dei miei sogni, l’Italia, verso la Repubblica democratica fondata sul lavoro….
Dapprima il mare lo immaginavo un tappeto liscio come i capelli di mia madre, ma non immaginavo che di notte era così spaventoso. … Appena arrivato grande gioia. E’ come scappare dal buio verso la luce.
Quando la mia condanna, morte dell'anima, venne letta, sentii un sospiro venire dal mio cuore.
Ricordo che entrai in carcere con quella spavalderia che rasenta l’ignoranza perché non conoscevo il mondo di cui stavo entrando a far parte.
Ho avuto paura. Questo piccolo spazio dovrà essere il posto in cui vivere per il resto della mia detenzione, spettatore e attore del mio cambiamento.
Lo stato vuole sei anni e quattro mesi della mia vita, anzi, della mia gioventù.
Il nemico più grande è il tempo. Se non lo gestiamo noi, lui non ci pensa due volte a distruggere. E’ un mondo dove il tempo si dilata: una giornata sembra un mese, un anno sembra un secolo, ma in fondo è un posto dove puoi ritrovare te stesso e dove ritorni ad apprezzare anche le piccole cose che fino a poco tempo fa ti sembravano insignificanti.
Una cosa fondamentale ho capito: delinquenti non si nasce ma si diventa e senza buone guide è difficile imboccare la via giusta, specialmente nella parte d’Italia dove io vivo.
Ho cavalcato molte avventure, molti amori, non sempre felici, che spesso hanno lasciato cicatrici indelebili dentro di me. Forse sono maturato, cresciuto, ho abbandonato la veste del Peter Pan che c’è dentro di me e ho cominciato ad apprezzare le cose della vita in un modo diverso, dando a tutto un giusto valore ed assaporando fino in fondo le sue emozioni: regali inattesi.
Sono la vostra pecora nera, anche se non mi considerate così. Mi dicevate sempre che sbagliare si può, ma che sono una fabbrica di sbagli. Sai mi fate venire in mente le parole che mi dicevate spesso: "Sei caduta, ora ti rialzi"
Scorrendo tutte le fasi della mia esistenza mi accorgo sempre di più che la vita, in qualsiasi situazione, è sempre degna di essere vissuta.
Commettiamo errori anche da adulti ma abbiamo il diritto di aver modo di riguadagnare la fiducia.
Il futuro vivrà sulle mie esperienze e spero solo di poter, un giorno, liberare gli angoli del cuore dalla polvere del tempo e riempirli di nuovo di fantastiche emozioni, energia per un cuore che mai smetterà di battere per esse e per la vita
Il giorno della realizzazione dei nostri sogni sta arrivando.
Fatevi forza, ragazzi! Loro sono a un passo da noi che ci aspettano.