lunedì 24 settembre 2012

Pillole di autobiografia


Dopo la guerra
La casa di via Alessandrini si affaccia sul canale delle Moline. Dalle finestra della cucina vedo i lavatoi e  le lavandaie al lavoro.

 Io e mia sorella gli tiravamo le patate nell’acqua, per bagnarle tutte.

 

Emancipazione
 
Tubino blu', guanti bianchi, scarpe decollté , tacco di quattro centrimeti. Sono una signorina di buona famiglia.

Poi arriva il rock e mi cadono le ragnatele che porto  incrostate addosso.

Ho buttato alle ortiche tubino, guanti e tutto il resto e porto gonne larghe, strette  in vita da una cinture di elastico.
Il mio modello è Natalie Wood di ‘Gioventù bruciata.’ Come lei porto le ‘ballerine’ che mi facilitano  nelle acrobazie del rock. Perché ballo anche il rock acrobatico. Non sapevo di avere un corpo. L’ho incontrato ballando il rock,  abbandonandomi al ritmo. Allora non sono più io a guidare il mio corpo. E’ il mio corpo  che s’impossessa di me.

I giornali scrivono che siamo invasati. Pericolosi.

 
 
Don Serrazanetti, il nostro parroco,  tuona  dal pulpito. Dice  che è a rischio  la  purezza, la moralità di queste  giovani donne.
Mia madre va subito a confessarsi. Sua figlia è senza peccato. Balla la musica nuova ma la sua purezza, la sua verginità,  non sono mica in pericolo.

Mia madre si è schierata con me.  


(Segue)
Quattr'occhi.
Eh no, io no!
Vado  in giro senza occhiali
Non vedo il bordo del marciapiede. Mi ingessano la gamba sinistra.
Mi salveranno le lenti a contatto.


 
 

Laboratorio di autobiografia. Comunicazione.

Agli amici e amiche  bolognesi ricordo che presenterò una proposta di  laboratorio autobiografico
 il giorno 11 ottobre alle ore 16 presso la sede del Cif, Via Montebello (di fianco a San Pietro).
Se farete una capatina, mi farà molto piacere. Poi magari, se trovate la sede comoda e il laboratorio vi interessa,  potete anche decidere di partecipare.

Un abbraccio  Maria Luisa

Le vostre storie


Isa dalla Tanzania 

Le graffette’. Mi dice stavolta: è la quinta che vado all’Immigration per rinnovare i nostri visti ed ogni volta l’addetto mi chiede un nuovo documento. Ora vuole ‘le graffette’. Avevo impilato per benino tutti i documenti  e messo ogni plico dentro busta in plastica ma … EVIDENTEMENTE le graffette sono fondamentali! Poi ci vogliono le nostre fototessera con sfondo blu. Io le ho perché me le sono fatte per strada con un tipo dietro che mi reggeva un lenzuolo blu..ma le altre no. Porto graffette e foto con sfondo blu.

 Mi dice: Devi incollare le foto su questo modulo e farne tre copie.

Obietto : Ok. Ma se faccio le fotocopie le foto verranno in bianco e nero!,

Non importa: l’importante e che si veda LO SFONDO BLU!!

 Ormai sono nella ‘sue mani’: in balìa della burocrazia all’africana … poi mi dice: ‘ora voglio il documento di costituzione della Chiesa Cattolica visto che dici che siete missionari cattolici e che lavorate per la diocesi’. Penso: ‘Forse a Pentecoste nel 33 d.c avranno redatto qualche atto di costituzione? C’era un notaio fra gli apostoli?’.


 Mi ARRENDO e vado in diocesi a chiedere l’atto di costituzione.

 La suora segretaria mi guarda con quella faccia un po’ così … e dice ‘Se tu fossi la prima potrei capire … ma sono venuti un sacco di missionari a chiedermi l’atto: non esiste!’ e telefona ad una sua amica che lavora all’immigration. Torno all’immigration per la volta nr 7 e ora i miei documenti sono in ordine: magia!

Col container non mi riesce la stessa magia e lo stiamo aspettando però ci sto girando per uffici come per i visti: insomma ora sapete come passo per lo più il mio tempo.

Da ieri siamo nella casa ‘nuova’, senza luce e senz’acqua: la luce è tornata oggi, l’acqua abbiamo scoperto che ce la chiudono i vicini: simpatici!

 È con noi la prima ragazza (con borsa di studio) che in sole 7 ore è riuscita a consegnare le ricevute dei pagamenti ed ad iscriversi all’università. Non male.

Da giovedì ho ripreso ad insegnare. Mi sembra sia tutto per ora.

Un abbraccio Isa

domenica 23 settembre 2012

Sogni sognati. Perduti e ritrovati.

Ad Anghiari ho fatto un corso sulla scrittura teatrale. Un gruppo di sei persone che hanno lavorato anche su come leggere i loro testi  davanti a un pubblico. Cosa che abbiamo fatto l'ultima sera anghiarese. 

 
                       Sogni sognati. Perduti e trovati.
                       Alla ricerca del tempo passato, del tempo presente, del tempo futuro

Gli anni della paura 1943-1944   

"Ma Pippo Pippo non lo sa/che quando passa trema tutta la città "

Pippo, un aereo fantasma.
Prima lancia i  bengala e Bologna si illumina a giorno.
Poi scende in picchiata.
Va a  caccia della gente in fuga.


Mitragliava.
Io scappavo e stringeva i denti.
Tempo infinito.
Che poi finiva.
Ma non per i denti, serrati nella gengiva.
Quei denti caddero presto.
Tutta colpa  di Pippo.
 Bombardamenti sulle citta'. La  gente  sfollava in campagna. Noi come gli altri. A Vado siamo sicuri, pensava mio padre. Vado, un tranquillo paesino di campagna, dalle parti di Marzabotto.
Abitiamo alla Ca' Nova, requisita dalle SS del maggiore Walter Reder.
 Loro  occupano mezzo casale e a noi lasciano il resto. 
Di notte alla Ca' Nova arriva il Lupo,  Mario Musolesi, comandante della   brigata  Stella Rossa.
Il Lupo vuole uova e  polli per i suoi partigiani.
La zia Elide piangeva, "Se ve li diamo i tedeschi capiranno. Dicono sempre, 'Aiutare  briganti, voi kaputt'."
Il Lupo si infurentisce con la zia.  Con la mitraglietta la spinge fuori. Nell'aia raccoglie una vanga e le dice,  "Scava. Che se domani non ci sono le uova e i polli ,  te finisci dentro questa fossa qui."
Quando il Lupo la libera,  la zia  respira a fatica. Ma riesce a dire,
 "Com'   bello il Lupo!"
Aveva tenuto  il fiato  tutto il tempo . Voleva che il suo enorme naso sembrasse piu' piccolo. Perche' il Lupo era bellissimo.

(Segue)


domenica 16 settembre 2012

Voci: carcere e comunità


Carcere e comunità

“Sono stata scippata,” ho raccontato ai detenuti in carcere. “Ho avuto paura e, per la prima volta,  mi sono sentita fragile, debole.

“Vigliacchi,” ha detto Roberto, spacciatore, “prendersela con una signora della tua età.”

 

Ho ripetuto la stessa frase in comunità.

Milena, una giovane donna di 22 anni, ha detto,

“L’ho fatto anch’io.  Strappavo la borsa alle signore anziane e non mi importava se cadevano. Mi importava solo la sostanza. Avere i soldi per la sostanza.  Ho venduto anche le fedi di matrimonio  che mi aveva lasciato  mio nonno. Ho rubato i soldi ai miei genitori. La sostanza era la solo cosa che mi interessava.”

 

Sempre in comunità ho riportato le parole di R.

Milena  ha detto, “Loro spacciano. Non la usano la sostanza.”

 

Due racconti.

Due punti di vista

 

I nomi delle persone sono stati cambiati.

giovedì 13 settembre 2012

Laboratorio e scrittura

Coordinerò un laboratorio di scrittura autobiografica per chi come me e altri (vedi anche la poesia della Szymborska qui sotto) ama scrivere.
Per la presentazione ci troviano presso la 'Casa delle donne' (CIF) in via del Monte, nel centro di Bologna il giorno 11 ottobre alle ore 16.
Maria Luisa
 
 
 
 
 
 
La Gioia della scrittura di Wislava Szymborska
Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?
Ad abbeverarsi ad un'acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta carbone?
Perché alza la testa, sente forse qualcosa?
Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità,
da sotto le mie dita rizza le orecchie.
Silenzio - anche questa parola fruscia sulla carta
e scosta
i rami generati dalla parola "bosco".

Sopra il foglio bianco si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.

In una goccia d'inchiostro c'è una buona scorta
di cacciatori con l'occhio al mirino,
pronti a correr giù per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.

Dimenticano che la vita non è qui.
Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.
Un batter d'occhio durerà quanto dico io,
si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.
Non una cosa avverrà qui se non voglio.
Senza il mio assenso non cadrà foglia,
né si piegherà stelo sotto il punto del piccolo zoccolo.

C'è dunque un mondo
di cui reggo le sorti indipendenti?
Un tempo che lego con catene di segni?
Un esistere a mio comando incessante?

La gioia di scrivere
Il potere di perpetuare.
La vendetta d'una mano mortale.

mercoledì 12 settembre 2012

Voci dal carcere. Voci dalla comunità


 


 Una griglia per vedere come affrontare il mondo fuori .

Questa  sotto l’ha completata  E., ancora in comunità. Su un'altra, molto simile, ha lavorato R.B. che uscirà dal carcere fra qualche giorno.

 

Carattere: i miei punti di forza

Determinazione

Sensibilità

Solarità

 

Abilità/competenze

Estetista

Lavori manuali in genere

Apprendo facilmente

Ho capacità organizzative

 

Risorse

Famiglia: è una risorsa, molto presente e amorevole ma,
 in questo momento della mia vita, rappresentano anche
una sfida perché non utili alla mia autonomia

Amici: debbo ancora aspettare e farne di nuovi

Istituzione: la comunità, l’educatore di riferimento, la dottoressa del Sert



Stimoli e interessi
Creare rete amicale, acquisire autostima, prendere la patente, fare attività fisica
 
 
 
 
 
Sfide (da superare)
Instaurare relazioni non da dipendenza,  lavorare sulla trasparenza, conoscere me stessa nel bene e nel male, accettarmi, controllare e gestire le emozioni. 
 
 
E ADESSO VERSO LE STELLE!!!!!
 
Mi chiedo: questa riflessione può servire anche a noi che già camminiamo liberi nel mondo?

 

martedì 11 settembre 2012

Karibu Tanzania


… e Oliver Twist salì su un dalada!
 
Abbiamo avuto due gruppi di ragazzi in due mesi. Hanno ballato coi matti, visitato i lebbrosi, pitturato e riparato, fatto collanine, giocato coi bambini, , visto zebre e leoni … questo spiega la mia scarsa comunicazione in questo periodo. Però ne valeva la pena credo: mi piacerebbe vedere i frutti di questa esperienza ma immagino si debba imparare che chi semina non è chi raccoglie.

Ciò non toglie che ci sia stato il tempo per  far vedere un paio di film ad un incontro diocesano dei giovani. Proiettare un film su un lenzuolo appeso ad un albero, stando sotto un albero, mangiando riso e fagioli con le mani che altro c’è? Uno dei film era appunto ‘Oliver Twist’ (in inglese) e un ragazzo spiegava in kiswahili le scene principali: Oliver sale su una carrozza: ma la traduzione è diventata: prende un dala dala (il pullmino che ormai conoscete).

Allo stesso incontro ho tenuto una catechesi sul vangelo di Gesù che invia i discepoli. Alla domanda: ‘Gesù dice di andare solo con sandali e bastone: tu cosa sei disposto a lasciare?’ due gruppi (50 ragazzi ) su otto hanno risposto: ‘i sandali!’

Credo che spieghi bene la vita qua e le difficoltà che troviamo nel far partire o portare avanti i progetti: noi parliamo di una cosa, loro se ne aspettano un’altra e viceversa. Purtroppo c’è un po’ di diffidenza reciproca: l’altro giorno sull’ennesimo daladala una signora mi appoggia la bacinella di frutta e verdura sulle ginocchia e io viaggio tenendo la bacinella con una mano e con l’altra raccogliendo arance e zucchine ad ogni dosso. La vicina dice: ‘guarda un mzungu gentile!’: la signora della bacinella: ‘un mzungu è solo un mzungu: domani cambia’. Quando sente che chiedo informazioni sulla fermata in kiswahili scoppia a ridere e mi chiede dove lo avessi imparato … mi sento un po’ come un animale raro: un mzungu gentile e che parla kiswahili.

Speriamo di iniziare la costruzione dello studentato, con la burocrazia siamo a buon punto, per il centro per l’Aids c’è qualche problemino in più (vedi Oliver Twist), il container in viaggio da maggio non è ancora arrivato: ogni volta un intoppo diverso finché … ora se ne sono perse le tracce. Fra due settimane verranno le ragazze con la borsa di studio a vivere con me e Luciana e ci trasferiremo nella casa più grande di Nyamanoro: attualmente senza frigo né lavatrice, né scrivanie né lampade da tavolo, né né né…insomma tutto quello racchiuso nel container, sperando di non dover imparare a farne a meno!

‘Forse’ (vista l’esperienza passata) fra 10 gg riprendo ad insegnare con un mese di ritardo, causa intervento del direttore del corso nonché mio unico collega (e probabilmente bidello): mancava metà del corpo docente!!

Avrei tante cose da raccontare ma si confondono: sono stati mesi davvero pieni ed ora sono già tornata (oggi, subito) alla routine di cose che sembra non si risolvano: oggi in quattro uffici per motivi diversi: due mi hanno rimandato a domani e due a lunedì: KARIBU TANZANIA!!

Un abbraccio a tutti

Isa

venerdì 7 settembre 2012

Essere creativi e vivere meglio


Essere creativi

 

(video in inglese su http://vimeo.com/24302498)

 

Fare liste, __________________
            __________________
                          ____________________
 

portarsi appresso sempre un taccuino,
 

provare a scrivere liberamente,
 

stare lontana dal computer,

smettere di punirsi,   !!!!!!!!

prendersi una pausa.  PAUSA



Cantare nella doccia,

bere un caffè,

 
 
ascoltare nuova musica,

essere aperti,

circondarsi di persone creative

dare delle rispondenze,

collaborare,

 
non mollare,

provare, provare, provare,

permettere a se stessi di fare errori,
 
 






 
andare in un posto nuovo,

contare le benedizioni,
 
riposarsi molto,

assumersi rischi,

rompere i ruoli,
non forzare,

leggere una pagina del dizionario,

 
creare una struttura,

smettere di essere qualcun altro perfetto

appuntare le nuove idee,

mettere in ordine lo spazio di lavoro

divertirsi,

finire qualcosa.

           


                                             The End

 

mercoledì 5 settembre 2012

Settembre

Dopo l'estate, una riflessione sulla vita.


Wislava Szymborska





Un’adolescente

Io – un’adolescente?
Se ora, d’improvviso, si presentasse qui,
dovrei salutarla come una persona cara,
benché mi sia estranea e lontana?


Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte
per la sola ragione
che la nostra data di nascita è la stessa?


Siamo così dissimili
che forse solo le ossa sono le stesse, 
la calotta cranica, le orbite oculari.


Perché già gli occhi è come fossero più grandi,
le ciglia più lunghe, la statura più alta
e tutto il corpo è fasciato
dalla pelle liscia, senza un’imperfezione.


In verità ci legano parenti e conoscenti,
ma nel suo mondo di questa cerchia comune
sono quasi tutti vivi,
mentre nel mio quasi nessuno.


Siamo così diverse,
i nostri pensieri e parole così differenti.
Lei sa poco -
ma con un’ostinazione degna di miglior causa.
Io so molto di più -
ma non in modo certo.


Mi mostra delle poesie,
scritte con una grafia nitida, accurata,
con cui io non scrivo più da anni.


Leggo quelle poesie, le leggo.
Be’, forse quest’unica,
se fosse accorciata
e corretta qua e là.
Dal resto non verrà nulla di buono.


La conversazione langue.
Sul suo modesto orologio
il tempo è ancora incerto e costa poco.
Sul mio è molto più caro ed esatto.

Per commiato nulla, un sorriso abbozzato
e nessuna commozione.


Solo quando sparisce
e nella fretta dimentica la sciarpa -


Una sciarpa di pura lana,
a righe colorate,
che nostra madre
ha fatto per lei all’uncinetto.




La conservo ancora.