Dopo la guerra
La
casa di via Alessandrini si affaccia sul canale delle Moline. Dalle finestra
della cucina vedo i lavatoi e le
lavandaie al lavoro.
Io e mia sorella gli tiravamo le patate
nell’acqua, per bagnarle tutte.
Emancipazione
Tubino
blu', guanti bianchi, scarpe decollté , tacco di quattro centrimeti. Sono una
signorina di buona famiglia.
Poi
arriva il rock e mi cadono le ragnatele che porto incrostate addosso.
Ho
buttato alle ortiche tubino, guanti e tutto il resto e porto gonne larghe, strette
in vita da una cinture di elastico.
Il
mio modello è Natalie Wood di ‘Gioventù bruciata.’ Come lei porto le
‘ballerine’ che mi facilitano nelle
acrobazie del rock. Perché ballo anche il rock acrobatico. Non sapevo di avere
un corpo. L’ho incontrato ballando il rock, abbandonandomi al ritmo. Allora non sono più
io a guidare il mio corpo. E’ il mio corpo che s’impossessa di me.
I
giornali scrivono che siamo invasati. Pericolosi.
Don
Serrazanetti, il nostro parroco, tuona dal pulpito. Dice che è a rischio la purezza, la moralità di queste giovani donne.
Mia madre va subito a
confessarsi. Sua
figlia è senza peccato. Balla la musica nuova ma la sua purezza, la sua
verginità, non sono mica in pericolo.
Mia
madre si è schierata con me.
(Segue)Quattr'occhi.
Eh no, io no!
Vado in giro senza occhiali
Non vedo il bordo del marciapiede. Mi ingessano la gamba sinistra.
Mi salveranno le lenti a contatto.