Emozioni
condivise

Mi
sono recata a quell’appuntamento con una certa titubanza anche se molto
interessata visto che da sempre amo scrivere.
Mi
sono ritrovata in una stanza con tante persone, che aumentavano sempre più col
trascorrere dei minuti: la timidezza mi diceva di andare via e invece sono
rimasta.
Quando,
dopo i saluti, abbiamo iniziato a scrivere, ho dimenticato la timidezza ma
al momento di condividere il mio
pensiero non ci sono riuscita: avevo scritto delle parole su mia nonna e non mi
andava di leggerle davanti a estranei.
Eravamo
tante ed è stato deciso di formare due gruppi e così all’appuntamento
successivo il mio gruppo contava una decina di persone e insieme abbiamo
intrapreso un percorso di scrittura e di condivisione, senza forzature o obblighi.
Penso che in tutte noi la titubanza iniziale si è trasformata in voglia di
condividere delle esperienze vissute, allegre o dolorose che fossero.
La
domanda “Vuoi leggere e condividere il tuo scritto con noi?” man mano è quasi
sparita perché era scontato che leggessimo, in quanto nel gruppo regnava una
bella atmosfera umana, una grande empatia.
Se
penso ai primi incontri mi vengono in mente volti segnati dalla ritrosia e
invece in seguito è nata la voglia di ascoltare l’altro, quasi di fare un viaggio
nell’anima altrui e in questo viaggio quanto ci siamo emozionate! Scrivo al
plurale perché so che sono sensazioni che non ho provato solo io e scrivo al
femminile perché mi viene spontaneo essendo quasi tutte donne e me ne scuso con
l’unico uomo presente, uno solo ma è stato interessante cogliere anche le
sensazioni dell’altro sesso.
Ognuna
di noi ha donato qualcosa all’altra: un sorriso, un’emozione, una sensazione,
una riflessione.
Personalmente
ho ricevuto molti regali: ho appreso notizie su tempi lontani, ho sorriso per
dei racconti buffi, mi sono emozionata quando qualcuno ha aperto una porticina
nella sua anima, in alcuni casi mi sono sentita onorata per questa porticina
aperta e ho sempre provato un grande rispetto per ogni scritto, allegro o doloroso
che fosse perché anche nel racconto più “leggero” può esserci un lato un lato
più forte che viene nascosto dalla corazza dell’ironia. Le nostre corazze si
sono un po’ spostate facendo uscire delle parti di noi e facendo entrare la
luce che questo scambio ha generato.
E’
strano pensare che ci siamo trasmesse delle emozioni, dei particolari che
neppure le persone a noi vicine ogni giorno, nella quotidianità, conoscono, chi
lo avrebbe mai detto?

L’ultimo
incontro l’ho sentito più denso, più carico di sensazioni, forse perché ero
consapevole che era l’ultimo, forse perché abbiamo tracciato un piccolo
bilancio di questo percorso, che ci ha fatto camminare fianco a fianco,
sfiorando l’una l’anima dell’altra.

Questa
mia riflessione è una specie di omaggio alle persone che hanno viaggiato con me
il martedì, alle persone con le quali ho condiviso tante emozioni, con le quali
mi sono trovata a mio agio, ognuna seduta nel suo posticino in questo treno che
ci ha fatto esplorare diversi mondi e mondi diversi.

La ragazza col vestito a fiori
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