lunedì 6 agosto 2012

Le vostre storie

Da Elisabetta

L'agente segreto
3 anni e mezzo



‘Nonna, io sono un agente segreto! L’agente segreto Missile!’
‘Bene, allora adesso facciamo tutto l’equipaggiamento da agente segreto: facciamo una pistola, una lente di ingrandimento, un distintivo….’
‘Ma no, nonna! Ti ho detto: agente segreto!'
'E che cosa ha l'agente segreto?'



' L’agente segreto ha le ali e i missili’
‘Va bene. Allora facciamo le ali e i missili’










‘E adesso dobbiamo fare una missione’
Prendo il timer della cucina, lo fisso su 3 minuti e quello comincia a partire e poi dico:
‘Adesso io nascondo quest’oggetto e tu lo devi trovare prima che esploda perché è una bomba potentissima…’


‘Ma no, nonna. Quello non esplode! E’ quello della cucina!’
‘Sì, va bene, ma facciamo per finta…..’





Silenzio. Sbianca. Sgrana gli occhi. Riflette, mi guarda serissimo e fa:
‘…..allora io sono un agente segreto per finta?!?’









Crollo delle certezze!

venerdì 3 agosto 2012

Le vostre storie


Emozioni condivise



Mi sono recata a quell’appuntamento con una certa titubanza anche se molto interessata visto che da sempre amo scrivere.

Mi sono ritrovata in una stanza con tante persone, che aumentavano sempre più col trascorrere dei minuti: la timidezza mi diceva di andare via e invece sono rimasta.

Quando, dopo i saluti, abbiamo iniziato a scrivere, ho dimenticato la timidezza ma al  momento di condividere il mio pensiero non ci sono riuscita: avevo scritto delle parole su mia nonna e non mi andava di leggerle davanti a estranei.

Eravamo tante ed è stato deciso di formare due gruppi e così all’appuntamento successivo il mio gruppo contava una decina di persone e insieme abbiamo intrapreso un percorso di scrittura e di condivisione, senza forzature o obblighi. Penso che in tutte noi la titubanza iniziale si è trasformata in voglia di condividere delle esperienze vissute, allegre o dolorose che fossero.

La domanda “Vuoi leggere e condividere il tuo scritto con noi?” man mano è quasi sparita perché era scontato che leggessimo, in quanto nel gruppo regnava una bella atmosfera umana, una grande empatia.

Se penso ai primi incontri mi vengono in mente volti segnati dalla ritrosia e invece in seguito è nata la voglia di ascoltare l’altro, quasi di fare un viaggio nell’anima altrui e in questo viaggio quanto ci siamo emozionate! Scrivo al plurale perché so che sono sensazioni che non ho provato solo io e scrivo al femminile perché mi viene spontaneo essendo quasi tutte donne e me ne scuso con l’unico uomo presente, uno solo ma è stato interessante cogliere anche le sensazioni dell’altro sesso.

Ognuna di noi ha donato qualcosa all’altra: un sorriso,  un’emozione, una sensazione, una riflessione.

Personalmente ho ricevuto molti regali: ho appreso notizie su tempi lontani, ho sorriso per dei racconti buffi, mi sono emozionata quando qualcuno ha aperto una porticina nella sua anima, in alcuni casi mi sono sentita onorata per questa porticina aperta e ho sempre provato un grande rispetto per ogni scritto, allegro o doloroso che fosse perché anche nel racconto più “leggero” può esserci un lato un lato più forte che viene nascosto dalla corazza dell’ironia. Le nostre corazze si sono un po’ spostate facendo uscire delle parti di noi e facendo entrare la luce che questo scambio ha generato.



E’ strano pensare che ci siamo trasmesse delle emozioni, dei particolari che neppure le persone a noi vicine ogni giorno, nella quotidianità, conoscono, chi lo avrebbe mai detto?



Ma tutto è possibile quando c’è Luisa: durante i primi incontri, da grande osservatrice, me la sono studiata per benino. Osservavo il modo in cui muoveva le mani, osservavo la sua mimica facciale mentre ascoltava i nostri scritti, osservavo le sue bellissime collane, ne ricordo una troppo bella, all’ultima moda, la osservavo e pensavo che forse non ama l’oro giallo visto che indossa sempre accessori in oro bianco o argento, la osservavo e mi dicevo :”Che tipa questa Luisa!” Energica, positiva, un albero sempreverde, un profumo che mantiene sempre intatta la sua essenza, una donna che sa leggere oltre una parola, che sa rispettare gli altri, che aiuta a scavare dentro la propria anima senza invadenza ma con una grande delicatezza e sensibilità.

L’ultimo incontro l’ho sentito più denso, più carico di sensazioni, forse perché ero consapevole che era l’ultimo, forse perché abbiamo tracciato un piccolo bilancio di questo percorso, che ci ha fatto camminare fianco a fianco, sfiorando l’una l’anima dell’altra.

Per l’ultimo vero incontro, quello nel quale i due gruppi si sarebbero uniti, ognuna di noi dovrebbe leggere un suo scritto, io non me la sentivo di leggere e condividere davanti a così tante persone un qualcosa di molto personale, ho anche proposto di occuparmi del buffet così da essere esonerata dalla lettura ma questa mia proposta non è stata accolta e allora ho deciso di scrivere una riflessione su questo percorso che tutti noi abbiamo intrapreso e in particolare sul viaggio del mio gruppo, ma in realtà anche in questo scritto che doveva essere più impersonale è intriso delle mie sensazioni ed emozioni.

Questa mia riflessione è una specie di omaggio alle persone che hanno viaggiato con me il martedì, alle persone con le quali ho condiviso tante emozioni, con le quali mi sono trovata a mio agio, ognuna seduta nel suo posticino in questo treno che ci ha fatto esplorare diversi mondi e mondi diversi.

Grazie colleghe e collega (unico uomo) di viaggio e un enorme grazie va a Luisa, la nostra capotreno, che ci ha guidate in questa esplorazione con grande sensibilità.

La ragazza col vestito a fiori


giovedì 2 agosto 2012

Sulla memoria e i ricordi

Dopo "The Road not Taken" , ancora il tema della scelta  e della memoria e un eco del bivio che ritorna.


Julian Barnes, The Sense of an Ending (Il senso della fine) (2011)

Pag 122

The time-deniers say: forty’s nothing, at fifty you’re in your prime, sixty’s the new forty, and so on. I know this much : that there is objective time , but also subjective time, the kind you wear on the inside of your wrist, next to where the pulse lies. And this personal time, which is the true time, is measured in your relationship to memory .

So, when this strange thing happened – when these new memories  suddenly came upon me – it was as if, for that moment, time had been placed in reverse. As if for the moment, the river ran upstream.



Coloro che negano il tempo dicono: quaranta é nulla, a cinquanta sei nel pieno della maturità, i sessanta sono i nuovi quaranta e così via. Lo so: che c’è il tempo oggettivo ma anche quello soggettivo che indossi sulla parte interna del polso, vicino a dove si avvertono le pulsazioni. E questo tempo personale, che è il tempo vero, lo misuri in relazione alla memoria.

Così, quando accadde questa strana cosa – quando mi arrivarono addosso questi nuovi ricordi, era come se, per quel momento, il tempo scorresse alla rovescio. Come se, per quel momento, l’acqua del fiume scorresse verso la sorgente.



Pag. 130

I thought, at some level of my being, I actually thought – that I could go back to the beginning and change things.  (…)

I had been tempted, somehow, by the notion that we (..) could cut and splice the magnetic tape on which are lives are recorded, go back to the fork in the  path and take the road less travelled, or rather not travelled at all.



Pensai, in un qualche livello del mio essere, pensai proprio di poter tornare all’inizio e cambiare le cose. (..)


Ero stato tentato, in qualche modo,  dalla nozione che potessimo tagliare il nastro magnetico sul quale sono registrate le nostre  e incollarne i pezzi , ritornare al bivio nel sentiero e prendere la strada che  pochi avevano percorso, o forse nessuno.

mercoledì 1 agosto 2012

La strada che non scelsi

Una poesia di Robert Frost (1874-1967) e poi un seguito.... domani.
The Road not Taken (1920)

TWO roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth; 5
Then took the other, as just as fair, 
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear; 
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same, 10
And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back. 15
I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference. 20


Due strada divergevano in un bosco autunnale
e non potevo percorrerle entrambe,
dato che ero un unico viaggiatore, mi fermai in attesa
e ne guardai una fino a dove riusciva a  seguirla,
 il punto in cui  piegava dentro il sottobosco.

Poi presi l'altra, altrettanto bella,
che forse attirava di più
perché era erbosa e poco calpestata
sebbene, riguardo al passaggio,
erano molto simili entrambe.

E, quella mattina, entrambe erano ricoperte
di foglie che nessun piede aveva calpestato e rese nere.
Oh, tenni la prima per un altro giorno!
Eppure, sapendo come un cammino conduce a un altro,
Mi chiesi se sarei mai ritornato in quel posto.

Lo dirò con un sospiro
da qualche parte, anni e anni lointani da questo momento
due strade divergevano in un bosco e io -
presi quella sulla quale erano passate meno persone
e quello ha fatto tutta la differenza.