La fornace vista e vissuta da un bambino
(negli anni ’45 – ’60)
Un
mondo speciale, un microcosmo per tutti ma in particolare per la vita e gli
occhi di un bambino.
Rituali
inusuali, suoni, terreno vastissimo più o meno accidentato, personaggi
caratteristici, un ambiente dove la vita
è scandita da regole ferree, perché potrebbe essere messa in pericolo la
propria e quella degli altri.
Una
enorme vasca profonda e molto larga alimenta il fabbisogno della lavorazione,
ma serve anche quando gli operai sporchi di polvere, accaldati, il calore non
manca mai, vi si buttano dentro per rinfrescarsi e pronti per ricominciare,
oppure per fare quella catena di secchi che può a volte spegnere un incendio.
Il
prato fa invidia a tutti, specie quando anche i mitici giocatori del Bologna
vanno ad allenarsi, quei giocatori come Cervellati, Maini, Zerbini ed altri,
che hanno fatto grande il Bologna.
C’’è
tanta terra creta, per costruire carri armati, da distruggere poi a sassate, o
per fare dei proiettili per la guerriglia con i ragazzi dei territori
confinanti, imitando i “Ragazzi della Via Paal”.
Un
rituale molto interessante consiste nell’accensione del forno, che segna
l’inizio della stagione, a primavera, è usanza che sia un bambino a farlo, quel
bambino, quattro anni poco più, figlio del capo fabbrica, si sente importante,
fa un gesto da adulti, con una torcia fiammeggiante deve incendiare le fascine,
che pian piano diventeranno un falò, una torcia in mano, non glielo
permetterebbero mai in altri momenti.
Grande
fascino destano le decauvilles,
quei vagoncini che, su binari, trasportano la
terra per i mattoni da una parte all’altra della fornace, sono in discesa, ed
al sabato pomeriggio, quando il lavoro finisce, rimangono
incustoditi……attrazione fatale: alcuni bambini dentro, altri fuori a dare
quella spinta verso la discesa che permetterà al vagoncino di prendere
velocità, una velocità che fa inebriare, ma che a volte, alla curva, fa uscire
il vagoncino dai binari e non sempre si riesce a rimetterlo su, quindi
rimproveri, quando va bene, se no scappellotti e forse più.
Sopra
al forno ci sono delle buchette da dove esce un forte calore, quel calore serve
alle massaie del vicinato che vengono a cuocere il mangiare della giornata,
specie umidi ed intingoli ed allora si sparge un odore inebriante.
Quando
suona la campanella, tutti debbono andare verso gli uffici, non è un buon
segno, in genere o c’è un incendio, o qualche dipendente si è fatto male o
comunque c’è qualche comunicazione urgente, per cui il bambino corre, attirato
da quel suono, ma è meglio che stia alla
larga.
Durante
gli scavi per ricavare la terra, si può trovare di tutto: una casa colonica
romana, con un enorme numero di anfore con la punta inserita nel terreno, che
diventano tiro a segno per i ragazzi del quartiere; oppure un’ascia, un gufo in
bronzo ed anelle sempre in bronzo, con splendidi colori blu iridescenti,
rigorosamente consegnati alle belle arti.
Prima
della fine della guerra, capita spesso di dover correre in rifugio, durante alcuni
bombardamenti ci sono dei morti fra gli
operai, che saranno ricordati da una
lapide; in rifugio è buio, solo una candela fatta con il grasso di sego che
puzza terribilmente, una lucciola, è la sigaretta in bocca ad un operaio che ad ogni scoppio trema, fuori
la notte è illuminata a giorno dai bengala.
E’
un mondo agli occhi di un bambino fatto
di avventure di giochi, che altri invidiavano, con il passare degli anni lo
ricorderà sì con nostalgia, ma ricorderà di avere visto il duro lavoro, la voglia di rinascita, le lotte sindacali, tanto rispetto, giustizia e onestà.
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