martedì 3 luglio 2012

Le vostre storie

Da Mirella

La fornace vista e vissuta da un bambino
 (negli anni ’45 – ’60)

Un mondo speciale, un microcosmo per tutti ma in particolare per la vita e gli occhi di un bambino.
Rituali inusuali, suoni, terreno vastissimo più o meno accidentato, personaggi caratteristici, un ambiente  dove la vita è scandita da regole ferree, perché potrebbe essere messa in pericolo la propria e quella degli altri.
Una enorme vasca profonda e molto larga alimenta il fabbisogno della lavorazione, ma serve anche quando gli operai sporchi di polvere, accaldati, il calore non manca mai, vi si buttano dentro per rinfrescarsi e pronti per ricominciare, oppure per fare quella catena di secchi che può a volte spegnere un incendio.
Il prato fa invidia a tutti, specie quando anche i mitici giocatori del Bologna vanno ad allenarsi, quei giocatori come Cervellati, Maini, Zerbini ed altri, che hanno fatto grande il Bologna.
C’’è tanta terra creta, per costruire carri armati, da distruggere poi a sassate, o per fare dei proiettili per la guerriglia con i ragazzi dei territori confinanti, imitando i “Ragazzi della Via Paal”.
Un rituale molto interessante consiste nell’accensione del forno, che segna l’inizio della stagione, a primavera, è usanza che sia un bambino a farlo, quel bambino, quattro anni poco più, figlio del capo fabbrica, si sente importante, fa un gesto da adulti, con una torcia fiammeggiante deve incendiare le fascine, che pian piano diventeranno un falò, una torcia in mano, non glielo permetterebbero mai in altri momenti.
Grande fascino destano le decauvilles,
quei vagoncini che, su binari, trasportano la terra per i mattoni da una parte all’altra della fornace, sono in discesa, ed al sabato pomeriggio, quando il lavoro finisce, rimangono incustoditi……attrazione fatale: alcuni bambini dentro, altri fuori a dare quella spinta verso la discesa che permetterà al vagoncino di prendere velocità, una velocità che fa inebriare, ma che a volte, alla curva, fa uscire il vagoncino dai binari e non sempre si riesce a rimetterlo su, quindi rimproveri, quando va bene, se no scappellotti e forse più.
Sopra al forno ci sono delle buchette da dove esce un forte calore, quel calore serve alle massaie del vicinato che vengono a cuocere il mangiare della giornata, specie umidi ed intingoli ed allora si sparge un odore inebriante.
Quando suona la campanella, tutti debbono andare verso gli uffici, non è un buon segno, in genere o c’è un incendio, o qualche dipendente si è fatto male o comunque c’è qualche comunicazione urgente, per cui il bambino corre, attirato da quel suono, ma  è meglio che stia alla larga.
Durante gli scavi per ricavare la terra, si può trovare di tutto: una casa colonica romana, con un enorme numero di anfore con la punta inserita nel terreno, che diventano tiro a segno per i ragazzi del quartiere; oppure un’ascia, un gufo in bronzo ed anelle sempre in bronzo, con splendidi colori blu iridescenti, rigorosamente consegnati alle belle arti.
Prima della fine della guerra, capita spesso di dover correre in rifugio, durante alcuni bombardamenti ci sono  dei morti fra gli operai,  che saranno ricordati da una lapide; in rifugio è buio, solo una candela fatta con il grasso di sego che puzza terribilmente, una lucciola, è la sigaretta in bocca ad  un operaio che ad ogni scoppio trema, fuori la notte è illuminata a giorno dai bengala.
E’ un mondo agli occhi di un bambino  fatto di avventure di giochi, che altri invidiavano, con il passare degli anni lo ricorderà sì con nostalgia, ma ricorderà di avere visto il  duro lavoro, la  voglia di rinascita, le lotte sindacali,  tanto rispetto, giustizia e onestà.  

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