Il camion della Cocacola è rovinato sull’unico
monumento storico di Mwanza ( il tronco dell’albero cui i tedeschi impiccavano
i delinquenti): metafora del cambiamento di questo Paese.
I cinesi vanno sempre
più veloci e presto sarà pronto il loro mercato: prodotti cinesi su tre piani,
niente vista lago ma sulla strada più trafficata della città.
Anche i
tanzaniani ci provano ad andare veloci: sono stata via un mese e non mi trovo
più parroco, vicario, direttore della sanità, moderatore della diocesi ecc. e
noi? Noi andiamo un po’ come dei diesel: una settimana per avere l’acqua al
cantiere (che inizierà a giorni), una settimana per un preventivo: però ne
valeva la pena: €750 di portarotoli per carta igienica (dove spesso la gente
non la usa: sono rari???), chissà quante settimane per poter registrare
l’ambulanza e così utilizzarla, oggi due ore di attesa per parlare col
segretario del vescovo … però..meno male che c’è la suora della curia che
continua a brontolarmi per i miei ritardi e meno male che in un anno e mezzo
non ha ancora imparato il mio nome (ed è quella che mi fa i documenti …)…le
cose si involvono poi si risolvono e non capisci bene come. Due nostri medici
si sono trasferiti a Bukumbi per iniziare il progetto coi malati di HIV:
insomma si va! anche se a volte ci sono giornate (e sono sempre le più calde)
in cui sembra di non concludere nulla, in altre tutto si infila. Una routine
africana cui comincio ad abituarmi anche se l’accoglienza è stato un allagamento bis di casa nostra,
rotture varie, luce che va e viene e non so ancora quando inizierò
l’insegnamento: il mio direttore nonché collega unico non è ancora tornato a
Mwanza.
That’s Tanzania
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